Shanghai, a causa di un grave focolaio di Covid-19, è in lockdown da settimane ormai. Il governo cinese il 28 marzo scorso ha imposto il lockdown solo in alcune zone di Shanghai, ma in seguito all’aumentare dei casi, dal 5 aprile, è stato esteso in tutta la città cinese.
I residenti fanno la fila sotto la pioggia per sottoporsi ai test Covid nei vari gazebi organizzati per strada nei quartieri della città. La città è quasi interamente bloccata dall’inizio del mese e non è ancora prevista una data per la fine del confinamento.
La sede dello Shanghai Expo Center è stata trasformata in un sito di quarantena per i positivi asintomatici. Nella struttura un medico è svenuto durante il servizio ed è stato trasportato da un gruppo di pazienti positivi al Covid che avrebbe dovuto curare.
Intanto, aumenta la rabbia e lo sconforto dei cittadini che sono praticamente isolati nelle loro case e non possono uscire neanche per comprare i beni di prima necessità, pertanto sono costretti a ordinare la spesa a domicilio mentre aspettano di ricevere le provviste dal governo.
Nei quartieri gli abitanti si sono organizzati sul social WeChat per fare ordini di gruppo al fine di ottimizzare le consegne e limitare i ritardi del governo.
I bambini che risultano positivi al Sars-CoV-2 vengono separati dai loro genitori scatenando la rabbia della popolazione. In base a quanto stabilito dagli esperti, infatti, chiunque risulti positivo, anche se asintomatico, deve essere isolato rispetto alle persone non infette, bambini inclusi.
Ma dopo le proteste, è permesso ai genitori di affiancare i bambini positivi nell’isolamento, previa firma di un documento in cui ci si assumono i rischi del caso e ci si impegna a seguire le regole rigide delle strutture.
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