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Cronaca

Stupro, sentenza shock: porte socchiuse e cerniere rotte, com’è possibile leggere ancora parole come queste?

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Stupro, sentenza shock: porte socchiuse e cerniere rotte, com’è possibile leggere ancora parole come queste?

Cosa deve accadere per certificare una violenza? Cosa deve accadere per certificare uno stupro?

Prima di parlare nel dettaglio della sentenza torinese che ha scioccato una Italia intera, cerchiamo di fare prima un po’ di informazione tecnica.

Qual è la definizione di “stupro”?

Ci sono tanti modi e altrettanti termini per descrivere un comportamento sessuale non consensuale. Si può chiamare stupro, abuso sessuale o violenza sessuale. A prescindere dal nome, qualsiasi forma di violenza sessuale può influenzare negativamente la salute fisica e psichica delle vittime.

Nel caso in questione, potremmo dire che la definizione esatta di stupro differisce da paese a paese.

Più in generale, lo stupro si riferisce a un atto sessuale non consensuale che presenta delle caratteristiche: mancanza del consenso di una delle persone che partecipa all’atto sessuale; l’ottenimento del consenso avviene attraverso la forza fisica o minacce; la vittima non è completamente cosciente o incapace di intendere.

L’elemento più critico riguardo allo stupro è certamente il consenso. Infatti, se l’accordo di una delle due parti è forzato, coercizzato o ottenuto sotto pressione non può considerarsi consenso poiché non è stato dato liberamente.

Cosa dice la legge?

Lo stupro (che fino al 1996 era un reato contro la morale, non la persona) è già disciplinato dall’art. 609 del codice penale che prevede due fattispecie: la violenza sessuale per costrizione e quella per induzione. Ma nel nostro paese, lo sappiamo bene, a fare da giuria è l’opinione pubblica e si parte sempre dal dubbio che la vittima possa mentire, anche se in tutto il mondo i casi in cui la violenza è stata simulata sono estremamente rari. Lo stupro è forse l’unico reato in cui durante il processo viene processata anche la vittima, tanto che la maggior parte delle volte non viene denunciato.

Cosa è successo a Torino nel 2019?

Era ubriaca e con la porta semi aperta. Quindi non si tratta di stupro, ma di “invito a osare”. La Corte d’Appello di Torino, giovedì 7 luglio, ha assolto un ragazzo condannato in primo grado per violenza sessuale perché secondo i giudici, la ragazza, lasciando la porta del bagno socchiusa, lo aveva “invitato a osare”. Vittima colpevole, perché era “sbronza e quindi non pienamente in sé”.

La vicenda.

Partiamo dai fatti.

2019, Torino: una ragazza incontra un amico/conoscente, con il quale in precedenza si era scambiata qualche bacio, e con il quale si intrattiene in un locale di via Garibaldi. Vuole spiegargli che per lei finisce lì, non vuole andare oltre o iniziare una storia. La donna deve andare in bagno e si fa accompagnare dal ragazzo, che conosce bene il posto perché ci ha lavorato. Lascia inavvertitamente la porta socchiusa. Lui entra e la stupra. Scatta la denuncia, in primo grado l’uomo viene condannato. Ricorre in appello e qui viene assolto.

La sentenza della Corte d’Appello.

Secondo i giudici: “L’unico dato indicativo del presunto abuso potrebbe essere considerato la cerniera dei pantaloni rotta, ma l’uomo non ha negato di aver aperto i pantaloni della giovane, ragione per cui nulla può escludere che sull’esaltazione del momento la cerniera, di modesta qualità, si sia deteriorata sotto forzatura”.

Lo stato psicofisico della ragazza “alterata per un uso smodato di alcool” avrebbero provocato “l’avvicinamento del giovane che la stava attendendo dietro la porta.” Un chiaro invito ad ‘osare’, da quanto viene riportato.

La sentenza del tribunale torinese è stata impugnata in Cassazione dal sostituto procuratore generale Nicoletta Quaglino. Ma, al di là del procedimento giudiziario che proseguirà quindi nell’iter processuale, ha già scatenato l’indignazione, la rabbia, il disgusto perfino di gran parte dell’opinione pubblica.

E come darle torto?

Boldrini: “Sentenza vergognosa. Subito il ddl sul consenso.”

Una decisione vergognosa, che scarica la colpa dello stupro sulla vittima e manda assolto lo stupratore. Un concentrato di sessismo e misoginia.” A scriverlo su Facebook è Laura Boldrini, deputata Pd e Presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo.

È ora di smetterla di giustificare i colpevoli e dare addosso a chi la violenza la subisce. In Spagna, con una recente riforma, è stato introdotto un principio fondamentale: nessuna forma di rapporto o approccio sessuale senza il consenso chiaro della persona. “Solo sì è sì“. Qualsiasi atto compiuto senza il consenso esplicito della donna è quindi violenza. Basta libere interpretazioni, attenuanti, scuse. Sia così anche in Italia. Il ddl sul consenso già presentato al Senato da Valeria Valente sia approvato al più presto.”

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