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Cronaca

Un fondo di 15 milioni per sostenere i percorsi di transizione.

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Emendamento della senatrice di Forza Italia “per il sostegno alla transizione per il cambio di sesso”. Il partito si dissocia, lei lo ritira.

La senatrice Papatheu propone, con un emendamento alla manovra, un fondo di 15 milioni di euro per il sostegno all’operazione. Insorge Licia Ronzulli, fedelissima di Berlusconi: “Una cosa assurda, che fa prendere a schiaffi tutto il partito”. Ma la capogruppo Bernini difende la libertà della collega di avanzare la sua proposta. Dopo un pomeriggio di scontro, la norma viene ritirata.

Cambio di sesso? Sì, ma non con il sostegno di Forza Italia. E’ rovente la chat dei senatori azzurri. Tutto nasce dall’iniziativa di un’eletta messinese, Urania Papatheu, che ha presentato un emendamento alla manovra allo scopo di Istituire un fondo da 15 milioni “per il sostegno al percorso di transizione per il cambio di sesso e per l’operazione di cambio di sesso”. Papatheu prova a portare avanti una battaglia in nome dei diritti civili ma viene stroncata da una big del partito, la senatrice Licia Ronzulli, espressione della corte ristretta di Berlusconi. Ronzulli interviene a gamba tesa: “Questa cosa la trovo assurda. L’idea di pochi, che non discuto e non giudico, non può far prendere a schiaffoni l’intero partito. Avviso che uscirò in chiaro prendendo le distanze in modo netto e che farò di tutto perché questo emendamento non passi”.

A questo punto Papatheu, chiamata direttamente in causa, risponde: “Io ho solo raccolto una delle tantissime istanze avanzate da parte del responsabile del dipartimento Libertà civili voluto dal nostro presidente Berlusconi. La nostra presidente Bernini (capogruppo al Senato, ndr) malgrado tutte le proposte di ritiro che mi sono giunte mi ha permesso di mantenerlo. Mi dispiace se ho creato imbarazzo – afferma Papatheu – ma abbiamo anche noi un elettorato arcobaleno…”

Ronzulli insiste: “Esiste già la legge. E paga già il servizio sanitario. Anche gli oncologici stanno in lista d’attesa! Chiedo il ritiro dell’emendamento”.

La presidente Bernini, però, fa muro: “L’emendamento non è di Fi ma di Urania e non sarà segnalato. E’ corretto. Non è mia abitudine né nostra usanza liberale censurare le iniziative dei colleghi. Quindi, per quanto mi riguarda, non ho intenzione di chiedere di ritirarlo”.

Ma Ronzulli non demorde e nella chat tenta ancora di far comprendere quello che, a suo modo di vedere, costituirebbe un danno d’immagine: “Urania è una senatrice di Forza Italia, per tutti quelli che ci stanno insultando l’emendamento è di Fi. Comunque liberi di pensarla come si vuole. Io esco e prendo le distanze”.

Di lì a poco la nota ufficiale di Licia Ronzulli: “Sarei stata decisamente critica rispetto a un simile emendamento qualora fosse stato presentato da un collega di altri gruppi. Con coerenza, non posso che esprimere un giudizio altrettanto duro anche in questa circostanza, augurandomi che venga quanto prima ritirato”. E la spunta lei, alla fine. Davanti alla pressione del partito, Papatheu in serata ritira l’emendamento. Ma la chat, fino a tarda ora, è terreno di battaglia.

Intanto il segretario dem, Enrico Letta, in videocollegamento all’Agorà dal titolo ‘I diritti delle persone Lgbtqi+ nell’Italia che vogliamo’ a Bologna, rilancia la battaglia del Pd a favore dei diritti civili, a partire dalla legge Zan, affondata nell’aula di Palazzo Madama. «Quanto accaduto in Senato – osserva Letta – è soltanto una tappa di una battaglia che sono sicuro arriverà a risultati positivi perché la società italiana è più avanti. E’ una grande battaglia europea, in una Ue che è avanzata e ci indica la strada su tanti temi».

Ma sempre sul ddl Zan, si riaccende lo scontro tra la Lega e i dem. «Letta – attacca Andrea Ostellari, senatore della Lega e presidente della commissione giustizia a Palazzo Madama – non ha ancora capito che se la maggioranza del Senato ha bocciato il ddl Zan la colpa è principalmente sua. Dopo aver rifiutato per mesi il confronto proposto da Salvini e dal centrodestra e soprattutto ignorando le richieste della Santa Sede e di quanti chiedevano di modificare quel testo, ora vuole alzare nuovamente i toni».

 

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