Una vita scomoda è quella che tutti noi siamo stati chiamati a vivere in questi ultimi anni.
Nessuno riesce più a sentirsi comodo nella propria pelle: ci sentiamo sempre poco produttivi, troppo stupidi, troppo magri o troppo grassi, troppo brutti , troppo inesperti, troppo lamentosi e sensibili. Non so di chi siano gli occhi di coloro che leggeranno queste parole, ma sono sicura che tutti voi, almeno una volta nella vita, non vi siate sentiti a vostro agio nei panni che indossate.
Questa vita è scomoda, per tutti noi: ma la cosa peggiore di tutte è che potrebbe non esserlo. Tutti potremmo vivere sentendoci felici di essere noi stessi, a prescindere dal nostro genere, dal nostro peso o dal nostro aspetto; avremmo potuto vivere in una società che riconosce il valore di ciascuno a prescindere dalla nostra produttività o dalle nostre passioni.
Questa vita, insomma, sarebbe potuta calzarci a pennello, sarebbe potuta essere confortevole: e forse potrebbe ancora esserlo. Perché, per fortuna, la società può cambiare, scomporsi e ricostruirsi in una forma che sia adatti ai nostri corpi e alle nostre identità – la vita può cambiare e può diventare comoda.
Questa settimana il nostro giornale vi proporrà una serie di articoli che affrontano questo tema. Parleremo di gender gap, gatekeeping, grassofobia, ortoressia, bellezza, di mascolinità tossica e di perché la nostra sia una società che pensa sempre solo alla performance. Vi racconteremo di vite scomode, maltrattate, scartate e rinnegate.
La società è un abito che abbiamo cucito noi stessi: possiamo scucirlo e ricomporlo insieme per far sì che sia comodo per tutti noi.
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Leggi gli altri articoli sul tema della settimana: coming soon
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