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Letteratura

Specchio Riflesso: una fiaba lunare sulla vita e sulla morte // RECENSIONE

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specchio riflesso

“Come può la luna scrivere una storia? Questo non è affar vostro, sodali. Mettetevi comodi e godetevi la magia, perché, una volta svelato il trucco, tutto il mondo crolla in coriandoli.”

Specchio Riflesso”, secondo romanzo firmato Bellard Richmont uscito per la casa editrice romana I.D.E.A. – Immagina di Essere Altro, è sicuramente un libro bizzarro. Lo è perché non c’è un vero e proprio personaggio principale, né umano né mostruoso – tutto il paesino di Epora è protagonista di una notte drammatica e inquietante.

Specchio Riflesso

“Tutto ha una voce a questo mondo / vale la pena tacere a ascoltarla a fondo”

La luna rossa si staglia alta nel cielo e i suoi figli, creature spesso teatrali, talvolta divertenti e non di rado crudeli, mettono in scena uno spettacolo da cui non tutti usciranno vivi.

Con le spassose note del narratore Barnabo (una delle trovate migliori del romanzo), il lettore riesce a orientarsi tra le strade della misteriosa Epora e soprattutto a comprendere il dialetto parlato dai figli della luna, un linguaggio un po’ arcaico che ha fatto propri alcuni termini legati al mondo della tecnologia – come, ad esempio, frame e bit.

Tra gargoyle, cavalieri, pavidi eroi e donzelle più o meno superificiali; un cane, un vecchio e un bambino, uno zio sconclusionato, un mostro feroce e smarrito e un adorabile spaventapasseri animato, le pagine di Specchio Riflesso scorrono via e ci conducono fino all’ultimo atto di una commedia drammatica e surreale che unisce la tragedia all’assurdo.

Una fiaba lunare e teatrale sulla vita e sulla morte

Se inizialmente si potrebbe fare un po’ di fatica ad abituarsi al dialetto dei figli della luna e le vicende potrebbero sembrare un po’ confuse, una volta che la storia supera il quarto iniziale le parole e le pagine iniziano a scorrere sempre più veloci fino a un climax malinconico e divertente.

Al netto di qualche leggera pennellata orrorifica, si tratta di una vera e propria fiaba per bambini un po’ cresciuti; oltre la facciata di mostri parlanti e gargoyle rassegnati, è una storia che parla di vita e di morte.

Uno dei temi principali di Specchio Riflesso è il lutto – la perdita di una persona cara, ma anche il “piccolo lutto” della crescita e della perdita dell’infanzia, della magia dello sguardo fanciullesco – ma non soltanto: molti dei personaggi sperimentano una vera e propria “morte in vita” e non tutti supereranno questa condizione. Bellard Richmont li guida, come un burattinaio dal sadico umorismo, fino a un punto di non ritorno, lì dove dovranno decidere se morire nell’illusione o se vivere a patto di accettare la realtà così com’è.

“Tutti abbiamo una parte in questo mondo”

Una raccolta di racconti che si intreccia in un romanzo breve

Le storie raccontate in Specchio Riflesso si intrecciano tutte, in qualche modo, tra loro, ma sarebbero potute tranquillamente essere dei racconti indipendenti.

Si tratta di un esperimento davvero particolare, dove si ha quasi l’impressione di leggere una raccolta di racconti che si intrecciano al punto da trasformarsi – quasi contro la loro volontà – in romanzo breve.

Perché leggere “Specchio Riflesso”?

Perché leggere Specchio Riflesso?

  1. Perché, dietro la patina farsesca e teatrale della voce di Barnabo e delle vicende fantastiche legate al mondo dei figli della luna, è una storia che parla di lutto, vita, morte e rinascita;
  2. Perché le note di Barnabo sono abbastanza divertenti da valere da sole la lettura del libro;
  3. Perché è una fiaba che, senza farci rinunciare al nostro costume da adulti, ci fa ritrovare un po’ della meraviglia che avevamo negli occhi quando eravamo bambini.

“Cosa c’è di più falso del vero?”

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