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1 anno agoon
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Rita ParuanoAmanti dei romance, benvenuti! Oggi siamo qui per parlare di uno dei libri di maggiore successo negli ultimi tempi. Lo vediamo in tutte le librerie e ne parla ogni bookblog che ami il genere di Young Adult. Si tratta di Game of Gods, primo libro di Hazel Riley, autrice di wattpad. “Game of Gods: discesa agli inferi” è il primo capitolo di una saga… o forse una trilogia? Potremmo scoprirlo solo con il tempo.
Ricchi e intelligentissimi, i fratelli Lively – Hades, Apollo, Hermes, Aphrodite e Athena – sono i più popolari di Yale: nessuno osa avvicinarli, ma tutti li conoscono e li guardano da lontano; ogni venerdì sera organizzano quelli che sono diventati famosi come i Giochi degli Dèi, in cui all’avversario non si riserva nessuna pietà; batterli è impossibile.
Quando Haven arriva al campus come matricola, rimane affascinata da loro, anche se un po’ impaurita, finché Hades si accorge di lei… L’amore che scoppia tra i due è irrefrenabile, ma si rivela ben presto una vera e propria discesa all’Inferno; i giochi a Yale, infatti, sono solo una minuscola parte di quello che nascondono i Lively: la posta in palio è alta e Haven ancora non sa che la pedina principale della partita è proprio lei.
La trama si presenta decisamente come accattivante e piena di promesse e aspettative. Da amante della mitologia greca ho – naturalmente – apprezzato che all’inizio di ogni capitolo vi fosse qualche piccolo aneddoto legato a quelle storie. Cosa che invece personalmente proprio non sopporto, sono i triangoli, soprattutto se in famiglia.
Sebbene in questo caso non si avverta come un reale triangolo, perché è chiaro come finisce, non mi è piaciuto leggere dell’attrazione della protagonista per il fratello di Hades e viceversa. Inoltre non comprendo perché questa ragazza venga definita in continuazione “coraggiosa” quando in realtà il voler fare delle cose in maniera insensata, “perché mi piace giocare” me l’hanno presentata più come un’infantile ragazzina sciocca che coraggiosa. Devo dire che la struttura stessa dei personaggi è, a mio parere, piuttosto debole, forse perché sono stati inseriti troppi e tutti insieme e non hanno spessore. Anche i drammi dei personaggi di contorno sono resi molto sbrigativo e superfluo. Ci sono delle continue ripetizione di scene in cui vengono descritti i medesimi sentimenti già letti e riletti, ma non c’è azione, il che alla lunga annoia un po’.
Nonostante il fascino e il mistero legato alla famiglia Lively, la verità è che non hanno molto di misterioso. Non sono riuscita a spiegarmi perché vengano temuti da tutto l’istituto. Sì, fanno dei giochi, ma non obbligano nessuno a parteciparvi, né li ho trovati così “umilianti” come sono stati presentati. Si trattava invece di giochi abbastanza banali. In ogni caso l’autrice ha uno stile di scrittura molto scorrevole e non si tratta del classico young adult concentrato solo ed esclusivamente sulla relazione tossica e legata al rapporto fisico.
Dunque nel complesso può essere un libro carino per una lettura leggera, ma non il tipo di libro che mi appassiona e coinvolge al punto da voler sapere di più.
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