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Letteratura

I terrestri: il romanzo di Murata Sayaka è sconvolgente // RECENSIONE

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i terrestri

“Qualunque cosa dovesse accadere, noi due sopravviveremo.”

Potrei usare molte parole per descrivere “I terrestri”, romanzo di Murata Sayaka portato in Italia da edizioni e/o: potrei dire che la storia raccontata dall’autrice è terribile, o che le scene che descrive sono così crude da costringere spesso il lettore ad allontanare lo sguardo dalla pagina; potrei scrivere che è un romanzo geniale, un libro ben congegnato, un racconto violento di violenze con un finale inaspettatamente gore; o forse, ancora, potrei spiegare che i protagonisti folli, alienati e disperati di Murata Sayaka nel loro orrore sono tra i più umani di cui abbia mai letto.

Potrei dire queste e tante altre cose, ma forse dovrei limitarmi a dire che quella raccontata in questo romanzo di 258 pagine è indubbiamente di una storia sconvolgente.

I terrestri

Non lasciatevi trarre in inganno dalla copertina: “I terrestri” non è confortevole né gentile.

La narrazione inizia quando la protagonista della storia, Natsuki, è una bambina. All’inizio la sua vita non sembra tanto diversa da quella delle sue coetanee: dotata di una fervida immaginazione, Natsuki immagina di essere una strega e di vivere delle avventure fantastiche – da cui dipende la salvezza del genere umano – con l’amico Pyut, un peluche a forma di porcospino da cui non si separa mai.

Ben presto, però, il lettore capisce subito che qualcosa nella vita della bambina decisamente non va: la madre la disprezza e la maltratta e così sua sorella maggiore; il padre la ignora; il maestro la molesta. Nessuno ascolta la piccola Natsuki, neanche uno degli adulti che la circonda presta l’orecchio alle sue suppliche e alle sue richieste di aiuto – unico conforto nella vita della bambina è il cugino Yuu, che è convinto di essere un alieno, di cui è innamorata e che la ricambia.

Quando i due cugini, poco più che bambini, sono sorpresi insieme in atteggiamenti intimi, vengono separati dagli adulti della famiglia e viene impedito loro di rivedersi. Ma, incredibile ma vero, queste premesse incestuose e disturbanti – che in quanto tali ritrovate anche nella quarta di copertina –  non sono la parte più cruda né la più sconvolgente di questo romanzo.

i terrestri

Copertina italiana de “I terrestri” di Murata Sayaka

Attenzione: se vuoi evitare spoiler, vai direttamente alla sezione “Tre motivi per leggere ‘I terrestri’ ”

La morte è rosa e il sangue d’oro: un romanzo tremendamente violento che non tradisce lo sguardo della protagonista

La focalizzazione, per tutto il romanzo, è saldamente ancorata allo sguardo di Natsuki: tutto ciò che ci viene raccontato passa per i suoi occhi.

Natsuki ci appare chiaramente come una bambina traumatizzata e una donna estremamente disturbata, ma lei non si giustifica, non cerca spiegazioni né assoluzioni, ma ci racconta invece le cose come sono andate davvero per lei. La sua voce, per quanto folle e allucinata, è sempre sincera e a suo modo coerente.

L’autrice è riuscita nell’impresa estremamente difficile di farci capire cosa stesse succedendo davvero pur non allontanandosi mai dallo sguardo della protagonista – e non a caso la narrazione raggiunge l’apice proprio durante gli episodi di dissociazione e di psicosi sperimentati dalla bambina.

Un risultato straziante ed efficace

Natsuki, durante lo stupro che distruggerà definitivamente la sua integrità mentale, si vede dall’esterno e crede di aver sviluppato un nuovo “potere magico” ma è chiaro, ai nostri occhi, che si tratta di una risposta della piccola al trauma che sta subendo; come è altrettanto limpido, per noi, che sia stata lei ad assassinare il maestro Igasaki, anche se la bambina racconta di aver visto il mondo tingersi di rosa e il sangue del pedofilo colorarsi d’oro quando lo ha colpito ripetutamente con un falcetto senza nemmeno riconoscerne le fattezze:

Tutt’a un tratto la magia cessò e mi ritrovai di nuovo all’interno del mio corpo. Un fluido dorato sgorgava dalla massa azzurrognola. Che cos’era? Forse una sorta di crisalide della strega cattiva. Dovevo darle a tutti i costi il colpo di grazia, prima che la sua metamorfosi si concludesse. Altrimenti sarebbe accaduto qualcosa di irreparabile. Igasaki non c’era più, era scomparso. Forse la strega lo aveva divorato in un sol boccone. Intanto il fluido dorato continuava a zampillare spargendosi in tutta la stanza…

Il risultato è straziante ed efficace: al lettore sarà chiarissima la verità e Natsuki, per quanto si macchi di sangue e di azioni sempre più cruente e bestiali, si mostra in tutta la sua tenerezza umana. “I terrestri” è una storia violenta di violenze che, mostrandoci chiaramente la realtà degli adulti e della società, non tradisce mai lo sguardo folle, disperato e traumatizzato della sua protagonista, condannata da “grandi” disattenti e crudeli a restare inchiodata per sempre a un’infanzia fatta di sopraffazione e abusi.

Nella fabbrica della società non sei padrone del tuo corpo

“La mia città era una fabbrica in cui si producevano esseri umani.”

I personaggi principali di questa storia – Natsuki, il cugino Yuu e il marito-coinquilino Tomoomi – sono completamente alienati da se stessi, dalla propria famiglia e dalla società (e non a caso nei loro deliri credono letteralmente di essere degli extraterrestri) e questo sentimento di inconsolabile estraneità dal mondo trova largo spazio all’interno del romanzo.

Nella società, vista dai tre come una fabbrica in cui non sei padrone del tuo tempo e del tuo corpo, ognuno di loro è obbligato a lavorare, a sposarsi e riprodursi: la legge della fabbrica, percepita come schiacciante, opprimente e violenta, è quella di diventare uno strumento, ridurre la propria essenza, la propria volontà a un ingranaggio di un mondo che non ha scopo se non quello di riprodurre eternamente se stesso.

In fondo certe cose accadono un po’ ovunque, è solo che noi non le vediamo o facciamo finta di non vederle. Anche ora, in questo preciso momento, da qualche parte del mondo una o più persone vengono usate come semplici strumenti. Succede tutti i giorni, da sempre, perché negarlo?

La società dei terrestri è vista dagli occhi alienati di Natsuki come crudele, violenta, disumana e disumanizzante: l’unico modo per sopravvivere in un mondo simile è quello di prendere le distanze, stare fuori, essere altro – è più facile accettare di streghe, alieni o ridursi a bestie che confrontarsi con una realtà terribile come quella in cui i tre sono immersi sin dalla nascita.

Mangiare o essere mangiati: mostri disumani e alieni troppo umani

In un orrore crescente e, per quanto estremo, plausibile, la penna insanguinata di Murata Sayaka ci conduce fino a un finale dalle tinte decisamente gore che lascia interdetti: Natsuki, Yuu e Tomoomi sono gli unici personaggi che mostrino autentica tenerezza nei confronti l’uno dell’altra e, proprio quando sembra quasi che l’autrice volesse condurre i tre a una guarigione, infrange l’ultimo dei tabù che, dopo la violenza, l’incesto e l’omicidio, aveva lasciato in sospeso – quello del cannibalismo.

Natsuki ama riamata Yuu e Tomoomi e i tre si fagocitano – letteralmente e non – a vicenda: in questo stato bestiale, nudi e fisicamente a pezzi vengono ritrovati dai membri della propria famiglia. Ma perché i tre arrivano a questo punto?

In un mondo che ha insegnato loro che il proprio corpo non appartiene a se stessi e che gli altri potranno disporne come degli strumenti stuprandoli, sfruttandoli e costringendoli a riprodursi, la scelta di consumarsi l’un l’altro è un atto d’amore e di libertà folle ed estremo – una scelta non dissimile da quella compiuta da Natsuki bambina quando chiede a Yuu, l’unico che le abbia mai voluto bene, di avere rapporti con lei prima che il maestro “la uccida” come “ha ucciso” la sua bocca con lo stupro.

Natsuki, Yuu e Tomoomi sono disturbati e disturbanti, mostri disumani agli occhi degli altri, alieni al proprio sguardo e spaventosamente troppo umani agli occhi del lettore.

Un capolavoro sconvolgente che non può essere per tutti

“Ti è mai capitato di pensare che la tua vita non ti appartiene?”

I terrestri” è un capolavoro sorprendente e sconvolgente che racconta con lucida follia di una vita divorata dalla violenza, dalla società e dalla famiglia.

Si tratta di una storia scritta con maestria e dolcezza crudele che, però, non può essere per tutti: violento e straziante, questo libro pulsante e sanguinante, un cuore umano che non tutti possono sopportare di tenere tra le mani.

L’autrice Murata Sayaka

Tre motivi per leggere “I terrestri”

Quindi, in conclusione: perché leggere “I terrestri”?

  1. Per i suoi personaggi, alieni mostruosi che, nella loro cruenta follia, sono tra i più umani di cui abbia mai letto;
  2. Per l’incredibile capacità dell’autrice di mostrarci la verità senza distaccarsi mai dallo sguardo allucinato della protagonista;
  3. Per la visione crudele e realistica della società-fabbrica capitalista e tradizionalista che ha sempre fame e divora tutti, in un modo o nell’altro.

“Poveri terrestri, ho pensato divertita, così buffi e ingenui.”

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