Connect with us

Letteratura

La squilibrata: un romanzo che finalmente non romanticizza la malattia mentale // RECENSIONE

Published

on

la squilibrata

“Il sole era molto forte e mi sentivo troppo stretta nelle mie ossa.”

Chi si cela dietro la maschera della malattia mentale? In questo memoir autobiograficoJuliet the Maniac in originale, pubblicato in Italia da Pidgin EdizioniJuliet Escoria cerca una risposta a questa domanda.

Senza eccessi e senza cercare mai di giustificare le proprie azioni, ma presentando il disturbo e le sue conseguenze così come sono, senza fronzoli e privi quel patetismo a cui purtroppo cedono spesso le opere che parlano di malattia mentale, l’autrice ci consegna un collage di sentimenti, referti medici e frammenti scritti e fisici dei suoi difficili anni adolescenziali.

La voce di Juliet Escoria scrive “lettere dal futuro” e unisce tutti i pezzi, permettendoci di vedere nella sua interezza un’immagine complessa che, dietro le droghe, l’autolesionismo, le azioni sconsiderate e i tentati suicidi, non ritrae un mostro né una persona irragionevole – ma, semplicemente, una ragazza travolta dalla sua mente.

“Sotto la coperta della medicina mi sentivo ancora triste e vuota. Come un alieno, questo strano intruso che non si inseriva in niente, che non aveva un’essenza o un vero sé.”

La squilibrata – Juliet the Maniac

“Non volevo morire. Desideravo essere un vuoto, non una persona”

Juliet, all’inizio del romanzo, si presenta come una ragazzina normale: studentessa brillante e di buona famiglia, con un’amica fidata e tanti sogni nel cassetto. Il suo rapporto con il mondo e con la realtà cambia improvvisamente e radicalmente quando inizia a vedere cose che non ci sono e a sentire la voce di Dio, che le rivela di essere stata “scelta”.

Le cose peggiorano sempre di più: Juliet inizia a sperimentare e ad abusare di diverse droghe, commette atti di autolesionismo e arriva a tentare il suicidio per due volte.

Immersa in un’oscurità aliena che la separa dal resto del mondo, la ragazza intraprenderà allora un percorso di cura e di guarigione che le consentirà di riappropriarsi della propria vita.

Niente merletti: uno stile asciutto che non romanticizza la malattia mentale

“La vidi in quella risata, la stessa follia penetrante in lui che avevo anche io dentro di me.”

Non c’è un vero e proprio lieto fine, nella storia personale di Juliet Escoria: c’è la vita, che accade e colpisce ferocemente una ragazzina; c’è la sua forza, la sua tristezza, il suo amore e la sua rabbia; – dietro la malattia c’è ancora una persona, c’è ancora Juliet e nella sua voce sinuosa ed essenziale trova casa la realtà cruda e di chi soffre di disturbi mentali.

”Guardammo fuori dalla stretta finestra, dalla quale riuscivamo a vedere appena una fettina dei fuochi di artificio. E mi fece sentire per ciò che ero: una persona rimossa dalla società, che quindi poteva vedere soltanto un minuscolo riflesso del mondo esterno. I fuochi d’artificio erano piccoli e lontani ma erano bellissimi, perché a quanto pare la società è una cosa che sembra più bella se osservata dalla distanza.”

La squilibrata” parla di questo: dell’umanità che si cela dietro il mondo delle ospedalizzazioni, dei ricoveri, degli psicofarmaci e delle droghe. 

Quelle di cui parla l’autrice sono verità che spesso vengono messe da parte e dimenticate: Escoria parla di tematiche difficili, come l’imbarazzo che segue a un tentativo di suicidio, l’emarginazione, e la paura – spesso mascherata, dissimulata, soffocata da argomenti marginali – di non essere altro che una buco nero, un vuoto folle e crudele; ma anche del mondo di abusi che si cela dietro certe strutture e degli effetti collaterali di certi psicofarmaci, prescritti, negli USA e negli anni in cui Juliet era un’adolescente, con eccessiva leggerezza.

Leggere “La squilibrata” è doloroso, ed è bene che lo sia: questo libro è una ferita, un buco che si allarga e che pervade tutti i pensieri del lettore, lo fagocita. È una storia vera e, come tutte le storie umane, non è né buona né cattiva: è reale, fa male, è autentica e sincera.

“Mi è tornato in mente lo sguardo nelle sue pupille diciassettenni, vuoto e nero e dannato. Era lo stesso sguardo che avevo nelle mie. La pupilla è un buco nell’iride che lascia entrare la lice. La pupilla di una persona dannata è solo un buco.”

3 motivi per leggere “La squilibrata”

“La tristezza è una cosa di cui non puoi sbarazzarti.”

Quindi, perché leggere “La squilibrata”?

1. Racconta la malattia mentale senza romanticizzarla;

2. Non scade nel patetismo e nemmeno negli stereotipi legati a questo tipo di narrazioni;

3. La voce asciutta di Juliet Escoria è ipnotica e sinuosa.

“Sei una persona che mente spesso? Hai mai detto così tante bugie che hai cominciato a sentirle come la verità? Questo è l’opposto di quello. Queste sono verità che ho detto così tante volte a me stessa da sentirle come bugie. La mia memoria non viene ricordata. È come un film, con tutte le scene nell’ordine sbagliato, non su me stessa ma su una ragazza a caso, un’estranea. Chi è la ragazza in questa storia? È un’altra ragazza. Non la posseggo, non la conosco, ma lei possiede e conosce me.”

_____

Continua a seguirci su Facebook, su InstagramTwitter e Waveful! Ricevi tutte le notizie sul tuo cellulare iscrivendoti al canale Telegram.

Scopri gli ultimi aggiornamenti cliccando qui.

Continue Reading
Click to comment

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Direttore responsabile: Maurizio Cerbone Registrazione al Tribunale di Napoli n.80 del 2009 Editore: Komunitas S.r.l.s. - P.IVA 08189981213 ROC N° 26156 del 25 gennaio 2016