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Heartstopper: la serie che riscalda i cuori.

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Heartstopper: la serie che riscalda i cuori.

“And we loved ourselves anyway.”

Troppo abituati alle serie adolescenziali dove gli “adolescenti” sono interpretati da trentenni e dove il filo rosso della narrazione si snoda attorno al classico cliché dell’adolescente che vive il suo profondo disagio interiore buttandosi alla disperata ricerca di violenza, droga e sesso, Heartstopper è senza dubbio una rarità.

Un rarità piena di tenerezza, di spontaneità, ma soprattutto di vera e propria rappresentazione.

La serie britannica tratta dalla graphic novel di Alice Oseman, disponibile su Netflix dal 22 aprile 2022 e oramai tra le serie più viste su Netflix, non vuole osare, non vuole essere il nuovo “Euphoria” o la nuova “Élite”. Vuole semplicemente raccontare l’inizio di una storia d’amore, il scoprire se stessi, i pensieri e le paranoie che attanagliano gli adolescenti.

Heartstopper è la dimostrazione che, se una storia tratta da un libro viene lasciata nelle mani di chi quel mondo l’ha creato e non viene stravolta con cambiamenti di trama, il risultato è perfetto.

Heartstopper ha dei difetti?

L’unico difetto di Heartstopper è che non è stata rilasciata prima.
In tanti avrebbero voluto avere questa serie tv nel pieno della propria adolescenza, probabilmente si sarebbero sentiti meno soli e più capiti. Per questo è importante avere serie tv con rappresentazioni come questa. Una serie tv priva di tossicità e sessualizzazione e piena di purezza e normalità.
Non è sbagliato affermare che negli ultimi anni abbiamo assistito ad un vero e proprio boom di serie tv e film LGBTQIA+, creati per un pubblico più giovane, la cosiddetta Generazione Z.
Qualche anno fa ci sarebbe sembrata una vera e propria utopia .
L’aver avuto negli ultimi anni così tanta rappresentazione, ci aiuta anche a capire cosa può essere migliorato. In primo luogo, è necessaria maggiore diversità: non solo storie in cui i protagonisti sono ragazzi gay e, soprattutto, vanno aggiornati alcuni cliché sulle identità, le relazioni e i modi di essere e sentire che finiscono per soffocare la libertà richiesta da queste storie e, in generale, dal collettivo LGTBQIA+.
Heartstopper ha il merito di essere, forse, la migliore tra le serie che trattano questi temi perché è un progetto attento e confidenziale, un adattamento solido che offre un’importante lezione di intelligenza emotiva.

Di cosa, anzi di CHI parla Heartstopper?

Sia lo spunto letterario, sia la serie raccontano la tenera storia tra Charlie, interpretato da Joe Locke, un adolescente gay vittima di bullismo, e Nick, impersonato da Kit Connor, un ragazzo popolare per essere il miglior giocatore di rugby del liceo.

Fra i due scatta da subito un’intesa particolare.
La serie si apre proprio con il loro primo incontro. Nick è più grande di Charlie di un anno ed è costretto a ripetere le lezioni di matematica.
Ed è così che succede: vengono assegnati compagni di banco e la prima parole che si scambiano è un semplice “Hi.”
La loro particolare “amicizia”, li porta a diventare sempre più vicini. Charlie, gay dichiarato e coinvolto in una relazione problematica con un altro studente, è il primo a manifestare da subito i primi “sintomi” di questo amore così tenero e puro che scalda i cuori. Mentre Nick, campione della squadra di rugby e ancora confuso su chi realmente sia attratto, ha intenzione di rimanere solo amici.

Inizia così la loro dolce storia d’amore: un percorso di graduale scoperta e accettazione fatto di esitazione e gesti romantici, di imbarazzo e attrazione.

Il realismo di Heartstopper non è quello crudo di Euphoria o quello senza filtri di Sex Education.
Ma sta nel non avere paura a mostrare l’adolescenza come periodo ancora legato all’infanzia. In cui non si è ancora adulti, ma si inizia a diventarlo.
Tutti gli attori e le attrici scelti per interpretare personaggi adolescenti sono effettivamente adolescenti. Non venticinquenni che dimostrano venticinque anni, il che è perfettamente coerente con l’aria di innocenza che attraversa Heartstopper.
Ma il vero punto di forza di Heartstopper, che risalta alla luce di una sceneggiatura fresca e realistica e grazie alla presenza di interpreti giovani ma di grande talento, è l’evoluzione dei protagonisti, sia a livello personale che di dinamiche di coppia e di gruppo.
Raramente in televisione si ha il coraggio di portare in scena una storia che non volesse fare altro che dipingere una realtà non incredibile, non fuori dagli schemi, non emotiva all’inverosimile, ma soltanto quotidiana, delicata e imperfetta come la vita.
Heartstopper, invece, lo fa dal principio, scegliendo come protagonisti due adolescenti che non hanno nulla di diverso da migliaia di altri adolescenti. La cui storia in fondo non è così dissimile da quella di molti ragazzi.

Charlie non voleva fare coming out davanti a tutta la scuola.

Ma le voci girano e presto si trova ad essere l’unico ragazzo notoriamente omosessuale della scuola, vittima di atti di bullismo sottili ma costanti.
Il trauma di Charlie, che lo spinge a sentirsi sempre di troppo, a credere di essere un peso per tutti coloro che gli stanno accanto, a elemosinare amore perché convinto di non meritarselo, è rappresentato in Heartstopper con una sensibilità rara, che appare evidente in due momenti particolari: il primo bacio con Nick e quando pensa di dover lasciare il ragazzo perché convinto di renderlo infelice.
Le storie dei personaggi minori si intrecciano perfettamente a quelle dei protagonisti. Portando in scena un microcosmo inclusivo che mostra come la televisione contemporanea possa e debba combattere perché vengano rappresentati come parte della quotidianità e del mondo adolescenti la cui sessualità o orientamento di genere deviano dal paradigma dominante cis-etero.
In nessun momento appare forzato l’inserimento della storia d’amore tra Tara e Darcy. Né nessuno nella serie si permette di commentare la transizione di Elle. Dimostrando come sia possibile un nuovo modo di fare televisione, che non è inclusivo perché lo impone qualcuno, ma perché vuole riflettere la realtà.
Gli otto episodi di Heartstopper volano, raccontando una storia che è straordinaria nella sua normalità.
Heartstopper è la dimostrazione che Netflix, se vuole, sa produrre serie originali e di grande qualità, che  possono avere un successo tanto sorprendente quanto meritato.

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