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Mosca: la premier estone Kallas nella lista dei ricercati per “azioni ostili contro la Russia”

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Il Ministero dell’Interno russo ha inserito nella lista dei ricercati la prima ministra estone Kaja Kallas. Secondo quanto riportato dall’agenzia Tass, non solo Kallas, ma anche altri membri o ex membri dei governi di Lituania e Lettonia sono stati inclusi nella lista dei ricercati. Le accuse mosse contro Kallas e gli altri dirigenti baltici riguardano principalmente la presunta distruzione di monumenti dedicati alle gesta delle forze armate sovietiche nella lotta contro il nazismo. Tuttavia, molti critici di Putin ritengono che questo dipartimento sia utilizzato come strumento per perseguitare gli oppositori interni.

Si intensificano le tensioni tra la Russia e Paesi baltici

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha affermato che l’inclusione di Kallas e degli altri dirigenti baltici nella lista dei ricercati è dovuta alle loro presunte “azioni ostili contro la Russia e la sua memoria storica”. “I politici baltici – ha aggiunto il portavoce – stanno intraprendendo azioni ostili sia nei confronti della memoria storica che del nostro Paese”.

Anche il ministro della Cultura lituano, Simonas Kairys, è stato coinvolto nella scelta. Secondo Kairys, la Russia sta manipolando i fatti e cercando di soffocare la libertà di espressione. Questo episodio evidenzia le tensioni esistenti tra la Russia e i Paesi baltici, che si sono intensificate negli ultimi anni.

Kaja Kallas, in carica come primo ministro dell’Estonia dal 2021, è diventata il primo capo di stato europeo ad essere inserita nella lista dei ricercati della Russia. La decisione del Cremlino è stata presa in risposta a presunte azioni ostili da parte della leader estone, che avrebbe cercato di allontanare il suo Paese dalla sfera d’influenza russa.

L’eventuale rielezione di Donald Trump negli Stati Uniti potrebbe aggiungere ulteriore tensione ad un clima già teso. Trump ha recentemente indicato che un attacco della Russia a un Paese dell’UE potrebbe non ricevere automaticamente un sostegno da parte degli Stati Uniti, sollevando preoccupazioni su una possibile mancanza di solidarietà transatlantica in caso di conflitto.

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