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Cinema

Prendere il controllo: gli imprevedibili incroci tra Breaking Bad e Mr Robot

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Hello, friend;

Perdere il controllo della propria vita è un timore comune e giustificato. Cosa può essere peggiore del sentirsi inermi e sempre in balia degli eventi? Lo sanno bene gli scrittori di storie dell’orrore: nulla è più terribile del dover continuare a subire ingiustizie senza riuscire mai a ribellarsi, senza poter fare nulla se non subire ancora, ancora e ancora, giorno dopo giorno, imprigionati in una pelle e in un’esistenza che non ci somiglia più, oppressi da un mondo che continua a prenderci a calci solo perché può farlo.

Questo sentimento di orrore e frustrazione, di desolazione e squallore è il punto di partenza di due serie televisive di successo che sembrano essere molto diverse ma che invece si incrociano e specchiano l’una nell’altra in modi imprevedibili e piacevolmente sconcertanti.

L’impotenza e la rabbia, il desiderio di rivalsa, la risalita verso il potere di due antieroi dalla volontà ipertrofica e dalle numerose debolezze sono i punti in cui Breaking Bad e Mr Robot si incontrano – e, a mio avviso, anche ciò che ha permesso a queste due magnifiche storie di fare breccia nel cuore degli spettatori e di consacrarle all’olimpo delle migliori serie televisive di sempre.

Prendere il controllo della propria vita, con rabbia e disperazione, con la forza di chi non ha più niente da perdere e che ha dalla propria parte solo se stesso, le proprie capacità e anche le proprie debolezze: queste due serie raccontano, in modo diverso e per voce di due personaggi quasi agli antipodi, storie che, spogliate di tutte le loro sovrastrutture, si somigliano davvero moltissimo.

Realtà, rabbia, morte e società

[allerta spoiler]

Elliot Anderson e Walter White potrebbero apparire, a un primo sguardo, due personaggi completamente diversi da loro: il primo feroce ma quasi completamente avulso dalla realtà, giovane, drammaticamente solo, prigioniero della propria mente ; il secondo diabolicamente lucido e presente a se stesso, un uomo di mezza età inserito in un contesto familiare tradizionale e con una fitta rete di relazioni,  logico e più che razionale.

Ciò che unisce, in un primo momento, queste due personalità cinematografiche è il rifiuto: Walter rifiuta la malattia, si rifiuta di morire senza aver dettato le proprie condizioni, di aver vissuto ottenendo ciò che era giusto; sin dalla prima scena di Mr Robot ci viene mostrato come Elliot rifiuti le regole della società e il suo (discutibile) senso di giustizia.

Walter ed Elliot rifiutano il mondo ma, mentre il primo decide di afferrare la realtà e di plasmarla a sua immagine, finalmente scegliendo di agire usando le ultime energie residue, gli ultimi mesi di vita, Elliot rifiuta la realtà e, da bravo architetto, ne costruisce una fittizia in cui gli sia concesso di vivere senza dover affrontare il dolore che il mondo continua a procurargli.

Il punto di rottura

Quello che voglio io… ciò che desidero… di cui ho bisogno… è poter scegliere. Pensandoci mi sembra di non aver mai fatto davvero di testa mia. Delle scelte intendo. È come se tutta la mia vita non avessi mai avuto il diritto di poter decidere quello che volevo fare.

– Walter White, Breaking Bad

In modo diverso, compiendo azioni diverse – ma sempre sul bordo dell’immoralità e della crudeltà – entrambi questi personaggi, bruciati dalla rabbia, rifiutano di subire ancora una volta le crudeltà di un mondo ingiusto e sbagliato e si ribellano. E sebbene il punto di rottura (il “breaking bad”) di Walter White ci venga mostrato sullo schermo (la diagnosi di tumore e la prospettiva della morte) e la reazione a quella rottura costituisca l’innesco e la trama della serie, anche Elliot ha sperimentato un punto di rottura – il protagonista stesso, quello che ci parla e ci mostra la sua storia, è un frammento di una personalità frantumata, spezzata – e la ricerca di quel punto, dell’abuso, dell’inizio della frammentazione di Elliot è, più dell’hacking, la vera trama principale della serie. 

Breaking Bad è una serie che guarda in avanti, con un protagonista dinamico che avanza inesorabile verso la morte ma anche verso un amarissimo trionfo, Mr Robot è una storia che invece, pur muovendosi verso il futuro, guarda continuamente alle spalle del protagonista, al suo passato, a quell’intollerabile verità che ne ha cristallizzato i frammenti in un’eterna sospensione.

Elliot e Walter sono molto diversi, nell’aspetto e nella personalità, ma hanno in comune una cosa: sono entrambi stati spezzati da una vita ingiusta, sono decisamente più intelligenti della media e, soprattutto, sono molto, molto arrabbiati e disposti a fare qualsiasi cosa.

La paura

Ma non soltanto: entrambe queste persone – così incredibili eppure così fragili, come tutti i grandi personaggi – hanno un rapporto particolare, morboso, costante, con la paura.

Ho passato tutta la vita ad avere paura, paura di disgrazie terribili che potevano accadere oppure no, per cinquant’anni ho vissuto nella paura, ritrovandomi sempre sveglio alle tre del mattino. Ma ora è diverso, da quando mi hanno diagnosticato il cancro ho iniziato a dormire bene. Mi sono reso conto che è la paura la peggiore delle disgrazie; è la paura il vero nemico, perciò alzati va ad affrontare la vita reale e se il mondo è un bastardo allora colpiscilo con tutta la forza che hai.

– Walter White, Breaking bad

Walter ha passato tutta la vita ad aspettare che accadesse qualcosa di indefinitamente spaventoso, ad averne paura; Elliot sperimenta sempre più spesso attacchi di panico che, in un primo momento, non riesce a giustificare – ma che poi troveranno senso una volta scoperti gli abusi del suo passato.

Elliot – una parte di lui – ha paura di scoprire la verità, di scoprire il frammento di sé che ricorda cosa gli è accaduto; Walter ha paura del mondo esterno, che qualcuno o qualcosa possa strappargli ciò che ama e che è riuscito a costruire nel corso della sua vita.

In entrambi i casi, nel presente o nel passato dei protagonisti, la paura è una compagna che cammina costantemente al loro fianco e che cerca di immobilizzarli, bloccarli, frenarli nella loro rivolta: il nemico delle loro personalissime rivoluzioni.

Provo questa sensazione: non so se lottare o scappare, costantemente. Dovrei solo fare una scelta; io, Elliot Alderson, sono fuga, sono paura, sono ansia, terrore, panico.

– Elliot Anderson, Mr Robot

Goodbye, friend

Oltre le loro ipertrofiche volontà e al desiderio di rivalsa, oltre la rabbia, il dolore e la paura, però c’è un ultimo punto in cui i due si incrociano: la fine della loro storia.

Walter muore, ottenendo di farlo alle proprie condizioni, per scelta, per salvare Jesse e per vendicarsi, non per il cancro; Elliot vive, distruggendo la Dark Army e salvando la città, ancora spezzato e confuso. Sembrano finali diametralmente opposti, certo, ma – c’è un ma molto grande – non è proprio così: entrambi i personaggi, nel momento in cui si conclude la loro storia, incontrano se stessi, il vero sé che tanto avevano rinnegato e che tanto li aveva spaventati.

L’architetto torna ad essere parte della mente di Elliot e cede il controllo alla sua vera personalità – quella che non soffre di più, che non riusciva ad affrontare la verità, che si era nascosta in una fantasia tanto perfetta quanto falsa; Walter mantiene il controllo fino alla fine, morendo però, finalmente, nei panni di chi voleva essere ed è davvero: Heisenberg, un uomo geniale e potente che ha smantellato più di un cartello della droga e che, anche se solo per un breve istante, ha ottenuto tutto ciò che voleva.

Entrambi, Walter ed Elliot, hanno iniziato il loro percorso lottando per prendere il controllo della propria vita e della propria coscienza, ma, alla fine, facendo due scelte opposte ottengono la stessa cosa: tornano ad essere chi sono per davvero, oltre la paura, la rabbia e le ingiustizie, raccontandoci una storia che, come tutte le belle storie, ci ha sussurrato nell’orecchio qualcosa di vero.

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