Eccoci qui, pronti a parlare di una delle serie fenomeno che dal giugno del 2022 ha ottenuto maggiore successo negli USA. Se non l’avete vista, vi tocca farlo dato che dal 5 ottobre 2022, è disponibile anche in Italia, sulla piattaforma streaming Dinsey+, nella sezione dedicata a “Star original”. Stiamo parlando di “The Bear”.

La serie è stata ideata, diretta e co-prodotta da Christopher Storer, insieme a FX Productions. La serie è composta da otto episodi, il protagonista, “Carmy” è interpretato da Jeremy Allen White, che sicuramente i fans di “Shamless” riconosceranno per il suo personaggio di Lip Gallagher nella citata serie. Grazie all’alto numero di ascolti e riscontri positivi, la serie è già stata rinnovata per una seconda stagione.

Perché guardarla?

I personaggi non sono dei ricchi, invidiabili e giovani adolescenti dell’Upper side. Niente principi, né principesse: insomma, non abbiamo nulla da invidiare ai protagonisti di “The Bear” (tranne forse per il fatto che sono nel 2022 e hanno un lavoro…e che pur non essendo vicini all’età per la pensione, lavorano esattamente per quello che hanno studiato. Che utopia! Ma ridiamoci su). Questa serie si è distinta per la sua rappresentazione realista del mondo che ci propone. È inoltre una serie molto attuale, poiché dopo “l’emergenza covid” affrontata, in molti potrebbero empatizzare con i personaggi della serie, sentendosi depressi, spaventati o anche frustrati.

Carmen Berzatto (per gli amici “Carmy”) è uno chef appartenente al mondo dell’alta cucina, ma in seguito al suicidio del fratello maggiore, Mike, torna a Chicago per gestire la paninoteca di famiglia lasciatagli da quest’ultimo. Qui il nostro protagonista si ritroverà a dover fare i conti con delle mentalità inizialmente ristrette, con i debiti lasciati dal fratello a strozzini e gente varia, una bettola che un ispettore sanitario farebbe chiudere seduta stante (in effetti ci vanno vicini) e con problemi personali tra cui alcolismo e allucinazioni causate da stress psicologico dallo stesso lavoro dei sogni.

Ad aiutarlo appare una giovane figura femminile, Sydney, una promettente chef che ha studiato in varie scuole prestigiose. Al principio, in questa cucina si creerà quindi un’ambiente ostile, competitivo, poco collaborativo, dove ognuno farà ciò che gli pare e farsi rispettare non sarà facile. In particolare “Richi”, migliore amico di Mike, non sopporta le idee innovative e per questo si scontrerà spesso soprattutto con Sydney. Per lui bisognava continuare a fare “la pasta al sugo formato famiglia” (e alla fine scopriremo che non aveva mica tutti i torti, chi lo ha visto sa di cosa stiamo parlando).

“L’orso”

Punto forte e suggestivo di questa serie, sono anche le foto che appaiono a intervallare di tanto in tanto alcune scene. Esse rappresentano scene di vita quotidiana: famiglie che si divertono a tavola, che mangiano insieme, ricordando allo spettatore che il cibo e la famiglia sono legati e possono portare ricordi felici. Un altro elemento da non trascurare in questa serie, è l’orso in gabbia. Carmy si ritrova spesso di fronte a quest’orso e teme sempre che possa aprire la gabbia e divorarlo. L’orso rappresenta le sue paure, le ansie, tutte le emozioni negative che cerca di reprimere in una “gabbia” per l’appunto, ignorandone l’esistenza. Al contempo però, sa di non poterlo tenere lì per molto e dovrà affrontarlo o, in caso contrario, lasciarsi sbranare. Tra l’altro il titolo della serie vuol dire proprio “L’orso” ed è dovuto al nome che Carmy e Mike desideravano dare al loro “futuro ristorante”.

La caratteristica di “The Bear”, come abbiamo detto, è il realismo. Vedremo le difficoltà che spesso ci si trova ad affrontare nell’ambiente culinario, ma non solo. Tutti noi potremmo essere Carmy, o Sydney o anche Richi o qualunque altro personaggio della serie. Questo perché sono personaggi estremamente reali ed è ciò che ci avvicina a loro, è questo che ha ce li fa apprezzare e adorare. Il fulcro di questa serie sono proprio le persone con i loro problemi interiori. Persone che hanno bisogno di forza per andare avanti e che la troveranno non solo in sé stessi, ma anche negli altri, perché non c’è prova di umanità più grande che sostenersi tra esseri umani.

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