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11 mesi agoon
Silvio Berlusconi è morto a 86 anni. Amatissimo e odiatissimo, per quasi trent’anni ha fatto parte della vita politica del nostro Paese tra vittorie improvvise e sconfitte clamorose, polemiche, scandali e guai giudiziari. Una figura complessa, non priva d’ombre, che ha fatto del proprio carisma e della capacità di comprendere i propri interlocutori – anticipando i populismi che adesso spaccano l’Europa e il mondo – la leva che gli ha consentito di raggiungere il potere.
“L’Italia è il Paese che amo”: queste le parole con cui Silvio Berlusconi annunciò, il 26 gennaio del 1994, la sua intenzione di scendere in politica e di fondare un nuovo partito, “Forza Italia”. Dopo pochi mesi, insieme alla Lega Nord di Bossi e al Movimento sociale di Fini, riuscì a ottenere la maggioranza relativa in Parlamento e quindi a formare il suo primo governo – governo che cadrà dopo pochi mesi, quando Bossi si tirerà indietro e uscirà dalla coalizione.
Vincerà ancora nel 2001 (celebre il suo “contratto con gli italiani”, firmato proprio nel corso di quella campagna elettorale) e nel 2008.
Sebbene sia stato il presidente del Consiglio rimasto più a lungo in carica nel corso della nostra breve storia repubblicana – 3339 giorni – Silvio Berlusconi non ha sempre vinto e due volte, nel 1996 e nel 2006, perse contro Romano Prodi.
Condannato in via definitiva per frode fiscale nel 2013 e interdetto ai pubblici uffici per due anni, travolto dagli scandali mondiali a sfondo sessuale legati alle serate del cosiddetto “bunga bunga”, la popolarità di Berlusconi calò vorticosamente – nel 2009 venne anche aggredito a Milano e ferito gravemente al volto con un statuetta del Duomo.
Noto anche per le numerose gaffe e anche per le offese nei confronti di leader esteri – tra i tanti episodi, alcuni dei più famosi sono quello in cui diede a Shulz del kapò, quello in cui definì Obama come “abbronzato”, quello in cui spiegava che Gheddafi sarebbe stato “addomesticato” oppure quello in cui si paragonò a Gesù Cristo – Berlusconi nel corso degli anni è stato anche accusato di associazione mafiosa, corruzione e falso in bilancio – accuse che lui ha sempre definito come “attacchi politici” dei magistrati, da lui descritti come “toghe rosse”.
Gli ultimi scandali sono quelli legati ai suoi rapporti con Putin – con cui, in passato, aveva stretto un profondo rapporto di amicizia – e alle sue controverse dichiarazioni su Zelensky.
Cosa resta, oggi, di Silvio Berlusconi? Non c’è un “erede” politico all’orizzonte – tutti i “delfini” che si sono succeduti negli anni non hanno evidentemente superato la prova del tempo – e Forza Italia, un partito disegnato intorno alla figura e alla personalità del suo fondatore, rischia di sparire.
Ciò che resta è, forse, un certo modo di fare politica che parla alla pancia degli elettori, che scintilla sotto i riflettori delle televisioni, che strizza l’occhio ai difetti e ai vizi di un Paese che Berlusconi, nel bene e nel male, conosceva benissimo.
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