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Cinema

Censurare Squid Game non proteggerà i vostri figli

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Da un grande successo derivanograndi responsabilità? Forse, ma soprattutto grandi polemiche.

Squid Game, la serie sud-coreana che racconta di giochi mortali in cui i partecipanti che perdono vengono uccisi e che sta riscuotendo un incredibile successo in tutto il mondo e che ha fatto guadagnare a Netflix oltre un miliardo di dollari, è in Italia al centro di una polemica che si è addirittura tradotta in una petizione in cui viene chiesto a Netflix di oscurare la serie TV, almeno nel Belpaese.

Qualcuno pensi ai bambini!”: ma chi?

Il motivo? Secondo orde di genitori preoccupati, i bambini, soprattutto quelli delle elementari, avrebbero guardato la serie TV e avrebbero iniziato a imitarne i cruenti giochi. Questo non vuol dire, naturalmente, che i bambini abbiano iniziato ad ammazzarsi l’un l’altro, ma qualcuno dice che il proprio figlio avrebbe picchiato un amico risultato sconfitto ai giochi; qualcun altro racconta di schiaffi dati a coloro che non sarebbero riusciti a far capovolgere degli astucci; c’è infine chi, con aria terrorizzata, dice che i bambini abbiano iniziato a giocare al “gioco del calamaro”. C’è infine anche qualche adulto che, sui social, non ha inspiegabilmente compreso che si tratti di una serie TV e si è convinto che si tratti di un vero reality in cui vengono uccise per davvero delle persone in diretta.

Quella di censurare Squid Game è davvero una proposta non solo assurda, ma anche inutile.

Ammesso e non concesso che non si verificassero, prima dell’esordio di questa serie TV, episodi di violenza tra i bambini delle elementari, che non esistesse il bullismo e che i bambini abbiano davvero iniziato a imitare i giochi della serie tv – che sono, tra gli altri, “un, due, tre stella!”, il gioco della corda e un gioco intitolato “il gioco del calamaro”, che consiste in una sorta di rielaborazione coreana del gioco della campana – il problema non sarebbe né di Netflix né dell’autore di Squid Game.

Netflix non è un educatore

La serie TV, infatti, è vietata ai minori di 14 anni: quando parte il primo episodio di Squid Game lo possiamo leggere chiaramente sullo schermo. Netflix non è un educatore e non deve badare agli italici pargoli – tanto più che la piattaforma streaming offre anche un servizio di parental control.

Sancito dunque che Netflix ha ottemperato a tutti i propri obblighi, specificando l’età dalla quale sarebbe giusto vedere una serie TV come Squid Game e permettendo ai genitori di bloccarne la visione – insieme ad altri contenuti inadatti – attraverso il parental control, chi dovrebbe vigilare che i bambini non vedano storie cruente, violente e non adatte alla loro età?

Ovviamente, questo è compito dei genitori. Sono i genitori – non la televisione e sicuramente non Netflix – a dover controllare i propri bambini.

In molti obiettano che i ragazzini riescano ad avere accesso alla visione di Squid Game in ambienti diversi da quelli casalinghi – possono vederlo dal cellulare, magari quello di un amico, o a casa di un altro bambino che non ha il parental control inserito – o ancora che, pur non avendo visto direttamente la serie TV possano aver intravisto qualcuno dei giochi grazie ai meme presenti su facebook e su altri social – che, lo ricordiamo, sono in ogni caso vietati ai minori di 13 anni. 

Perché censurare “Squid Game” oltre che impossibile sarebbe sbagliato

Se dovessimo oscurare davvero Squid Game a causa dell’incapacità dei genitori di controllare l’uso che fanno i propri figli di internet, dovremmo oscurare la maggior parte dei film horror, ma anche dei thriller, e probabilmente molte delle commedie romantiche – in cui spesso ci sono allusioni e scene di nudo sicuramente inadatte a un bambino di sei, sette o anche dieci anni. Andrebbero anche bruciati i libri di Stephen King e Ken Follett, ma anche Anna Karenina, Sartre, Nietzsche – insomma, tutto quello che sia un po’ più conturbante di quanto possa essere Geronimo Stilton. Probabilmente, secondo questa logica già i Piccoli Brividi andrebbero eliminati, in quanto inadatti a bambini della prima o della seconda elementare.

Ovviamente, non solo non è possibile fare una cosa del genere, ma sarebbe anche assurda.

Essere genitori è il mestiere più difficile del mondo

I genitori potrebbero pensare invece di costruire un rapporto di reciproca fiducia con i propri bambini e spiegare loro che, quando gli si vieta qualcosa, non lo si fa per cattiveria o dispotismo, ma per fare il loro bene.

E se comunque alla fine questi bambini, tanto piccoli quanto scaltri e subdoli, stando a come vengono descritti dai loro stessi genitori, davvero riuscissero comunque a vedere Squid Game, coloro che se ne prendono cura avrebbero comunque un’altra, ormai quasi impensabile, opzione: sedersi accanto a loro e parlare. Spiegare, con parole a loro comprensibili, qual è il senso della serie TV, perché la violenza è sempre sbagliata e che si tratta comunque solo di un’opera di finzione.

Semplicemente considerarli delle persone con specifici bisogni e necessità, e dedicarsi al mestiere più difficile del mondo: fare i genitori.

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