Dalla presidenza del Sudafrica giunge la notizia della morte di Desmond Tutu, l’arcivescovo e attivista che si fece simbolo di opposizione contro l’apartheid. La sua fondazione annuncia che i funerali si terranno il 1 gennaio a Capetown, aggiungendo in un comunicato: “Una settimana di lutto nazionale ed eventi dedicati all’arcivescovo anglicano sono ancora in fase di organizzazione”. Ma perché è stato una figura fondamentale, per il Sudafrica e il resto del mondo? Ripercorriamo insieme i momenti più significativi della sua vita.
Biografia di Desmond Tutu
Desmond Mpilo Tutu è nato a Klerksdorp il 7 ottobre 1931, ma si trasferì con la famiglia a Johannesburg aa 12 anni. Desiderava diventare un medico, ma la sua famiglia non poteva permettersi di pagargli gli studi e quindi si formò nell’ambito dell’insegnamento, come suo padre. Continuò i suoi studi dopo essersi dimesso dal suo impiego di insegnante, in teologia, e nel 1960 fu nominato pastore anglicano. Divenne cappellano dell’Università di Fort Hare, una delle poche università di qualità per gli studenti neri nella parte meridionale del Sudafrica.
Tutu è stato il primo arcivescovo anglicano nero di Città del Capo, e primate della Chiesa anglicana dell’Africa meridionale. Vinse il premio Nobel per la pace nel 1984 per la sua viva e intensa partecipazione alla lotta contro l’apartheid. Coniò l’espressione Rainbow Nation (nazione arcobaleno) per descrivere il Sudafrica, riferendosi alla convivenza pacifica e armoniosa fra le diverse etnie del paese, che fu usata anche da Nelson Mandela.
Desmond Tutu è sempre stato attivo nella difesa dei diritti umani, e ha sfruttato la sua voce per lottare in difesa degli oppressi, nonostante gli USA abbiano mosso verso di lui delle polemiche a causa della sua opposizione a Israele. Ha lottato per sconfiggere AIDS, tubercolosi, povertà, razzismo, sessismo, l’imprigionamento di Chelsea Manning, omofobia e transfobia. È stato anche autore di molti trattati filosofici e politici, preziosi in quanto traccia del suo impegno umanitario.
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