Il 70% degli edifici, in caso di terremoto, crollerebbe. É quanto evidenziato nello Speciale 100 anni di Ingegneria Sismica, pubblicato sulla Rivista “Energia, Ambiente e Innovazione” dell’ENEA.
L’Italia è uno tra i Paesi europei più colpito dai terremoti, ma nonostante questo la maggior parte delle strutture non sono antisismiche. La legge, infatti, impone che gli edifici siano costruiti rispettando le norme antisismiche, mentre per quelli già esistenti non è previsto alcun obbligo.
Edifici vecchi e non a norma
“La maggior parte delle nostre costruzioni ha più di 50 anni ed è stata realizzata in fretta, senza adeguati controlli, facilitando l’uso di sistemi e materiali scadenti – spiega Paolo Clemente, dirigente di ricerca ENEA che ha curato lo Speciale – Inoltre, interventi architettonici e/o strutturali impropri, hanno spesso accelerato gli effetti legati alla vetustà ed al degrado, acuiti da una manutenzione carente, se non del tutto assente”.
L’Enea sottolinea la necessità di interventi di messa in sicurezza degli edifici, come l’applicazione di dispositivi di isolamento sismico che riducono drasticamente le azioni sismiche trasmesse dal terreno alla struttura. Un edificio isolato sismicamente (se ben progettato), infatti, non si danneggia nemmeno in occasione di un evento sismico violento, preservando anche il contenuto.
Dopo lo stop del governo al Superbonus, misura che mirava proprio a rendere efficienti da un punto di vista energetico e sismico gli edifici, però, è sempre più difficile per le famiglie provvedere economicamente a tali adeguamenti. Non basta applicare sistemi antisismici. Secondo gli esperti dell’Enea occorre farlo in modo corretto, affinché risultino effettivamente “salva vita”.
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