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Cinema

Il mondo “femminile” di Elena Ferrante

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l’amica geniale

Elena Ferrante e la descrizione dell’oppressione femminile nell’Amica Geniale

Sono pochi gli autori che riescono ad entrarti dentro l’anima e a farti amare ogni aspetto di ciò che scrivono. Ciò che sicuramente fa amare la Ferrante è la realtà dei personaggi che lei descrive, delle situazioni, degli stati d’animo che i personaggi stessi vivono.

Nessuna delle donne di cui parla Elena Ferrante è un personaggio (pienamente) soddisfatto della propria vita, delle proprie azione, immerso in una relazione sentimentale o affettiva che si possa definire “sana.”

Lo si percepisce negli stessi Lenù e Pietro che nel matrimonio svela quella che è la sua vera essenza: “Puoi scrivere un libro anche aspettando un figlio.”

Una donna non è donna se non pensa a procreare. Una donna non è donna se non si mette a margine.
Le realizzazioni personali devono passare, sempre, in secondo piano. Una realtà che sembra lontana, quando invece è attualissima.

Quasi come una sorta di tatuaggio, un marchio di fabbrica delle donne del rione.
D’altronde anche Lila viene percepita da Nino Sarratore come ingombrante per via della sua schiettezza e ritenuta capace di oscurare il suo ruolo. “È fatta male anche nel sesso”, dirà di lei lo stesso Nino. Che poi cosa significa che una donna è fatta male nel sesso? E’ fatta male perché non pensa solo a soddisfare i desideri maschili?

Pietro, Nino e gli altri

Elena Ferrante ci mostra un universo maschile che, pur essendo forse affascinato dall’acume femminile, non sa di fatto trattarlo, ne è intimorito e se ne allontana.
Pietro e Nino, uomini di cultura e di città, non sono così distanti come pensano dagli uomini del rione.
Non vi è dunque spazio per le conquiste personali delle donne e, sebbene Lenù provi a sovvertire la rotta già tracciata, finisce anch’essa inesorabilmente per rimanere intrappolata e schiacciata da un insieme di regole non scritte, che ha deciso anche per lei.

In una intervista rilasciata nel 2020 Elena Ferrante ha sottolineato come disturbi relativamente poco “che un uomo trascuri i figli per amore, mentre che lo faccia una donna infastidisce non solo gli uomini ma anche le donne stesse. L’esistenza femminile è stata costretta a gestire la colpa, a temerne le conseguenze, a subirle, dentro regole che le donne non hanno contribuito a fissare e che ancora oggi agiscono nel profondo.”
E così si fa spazio tra le pagine della tetralogia un trampolino di partenza necessario, che risuona come un messaggio nitido, rivolto a tutte le donne: quello di imparare ad amare e valorizzare se stesse.
Si, imparare: ci è stato sempre insegnato che non è importante dare ma ricevere, ma non è così.

Come si fa a donare amore se non lo doniamo prima a noi stesse?

Elena Ferrante ed il femminismo

Il femminismo, inteso come fenomeno culturale di massa, inizia ad invadere la scena politica e culturale italiana a partire dagli anni ’70.

Gli echi della rivoluzione del ’68 sono forti: le università sono le roccaforti del pensiero moderno, la famiglia e lo Stato non sono più in grado di rispecchiare i bisogni della società in subbuglio, le donne iniziano a ribellarsi contro le madri, i padri, i figli, generando e reinventando se stesse lontane dal pensiero maschile.

E’ sulla scia di questo terremoto culturale e politico che Carla Lonzi scrive e pubblica “Sputiamo su Hegel”, un fascicoletto inizialmente distribuito a mano – nessun editore aveva accettato di pubblicarlo – e che Lenù legge e fa suo nel momento in cui la vita familiare con Pietro è tutt’altro che felice.

Sputiamo su Hegel”, infatti, è un Manifesto contro ogni forma di sapere metafisico, storico, sociale e culturale che da sempre ha condannato le donne alla marginalità, tanto nella guerra quanto nella comunità e nella vita economica.

Primo fra tutti, secondo Lonzi, è Hegel, il filosofo che ha razionalizzato il dominio patriarcale dell’uomo nella dialettica del principio divino femminile e principio maschile virile. La donna, per Hegel, non è da considerarsi soggetto attivo, al contrario: incapace di liberarsi dall’ethos familiare e riconoscendosi nei figli e parenti, non solo libera l’uomo da qualsiasi forma di oppressione, ma la giustifica secondo una natura che le appartiene.

La donna, per Lonzi, non è un oggetto, ma è un soggetto al quale va riconosciuta piena libertà, anche e soprattutto nella sfera sessuale.

Nell’episodio andato in onda il 20 febbraio dal titolo “Terrore”, la nostra Lenù è ormai diventata una scrittrice famosa, vive a Firenze col marito e le due figlie. Quando inizia a sostenere la causa femminista, però, il rapporto con Pietro si incrina.

Nella serie L’amica geniale, come nel terzo volume della quadrilogia di Elena Ferrante Storia di chi fugge e di chi resta, il momento in cui Lenù scopre e legge Sputiamo su Hegel ha un ruolo fondamentale nell’evoluzione della sua coscienza politica. «Com’è possibile, mi dissi, che una donna sappia pensare così?», riflette Elena Greco dopo aver letto le parole di Carla Lonzi. «Ho faticato tanto sui libri, ma li ho subìti, non li ho mai veramente usati, non li ho mai rovesciati contro se stessi. Ecco come si pensa contro».

L’ultimo episodio della terza stagione de “L’Amica Geniale”

L’Amica Geniale 3 conferma tutte le qualità e le doti della serie tratta dai romanzi di Ferrante. Seppur il ritmo dell’intreccio sia meno avvincente rispetto alle passate stagioni, più lento, più introspettivo. Nonostante ciò, il lavoro di sviluppo sui personaggi e le tematiche affrontate da quest’ultimo blocco di episodi si confermano eccellenti, valorizzati sia dalle prove attoriali sia dalla straordinaria direzione artistica.

Questa fiction ci lascia momentaneamente e saluta le due protagoniste indiscusse. Gaia e Margherita lasceranno il posto ad interpreti più adulte per narrare l’ultimo grande episodio della saga.

Questo finale contiene due tipologie di saluti: un addio e un arrivederci

Per l’ultima volta abbiamo potuto apprezzare la prova attoriale di Margherita Mazzucco che si congeda definitivamente. Quasi completamente assente Gaia Girace per motivi sicuramente narrativi. La storia ormai è quella di Elena, lo stesso terzo libro è incentrato completamente su di lei. Tuttavia, lascia un po’ inespresso il potenziale di Lila, un po’ troppo nell’ombra nella seconda metà di stagione.

Margherita e Gaia sono state magistrali, hanno portato in vita davvero le Lenù e Lila che abbiamo tanto amato nei libri.

La scena finale della terza stagione de L’Amica Geniale mostra Elena Greco e Nino Sarratore in aereo, pronti a vivere in libertà il loro “amore.”

Dopo aver lasciato Pietro Airota, Elena è finalmente pronta ad ascoltare il suo cuore. Prendendo probabilmente per la prima volta una decisione per lei, perché davvero voleva.

Elena si alza dal sedile passeggero per andare in bagno e si guarda allo specchio. E’ in quel momento che accade la magia: nello specchio c’è il riflesso della Elena che verrà, cioè Alba Rohrwacher, voce narrante dell’intera serie.

Una scena emozionante, che ha fatto scendere qualche lacrima.

Questa tetralogia e la fiction stessa appassionano perché non finiscono “latte e miele”. Non c’è il classico lieto fine “razionale” che tutti vorremmo o ci aspetteremmo. Con le eroine che vincono sempre e che compiono le azioni che sono ritenute socialmente giuste!

L’animo umano è ricco di pulsioni, spesso distruttive ed è proprio vero che è necessario “battere il muso” per imparare! Ed è proprio questa ambiguità dei personaggi che ce li fa tanto amare.

Diventare. Era un verbo che mi aveva sempre ossessionata, ma me ne accorsi per la prima volta solo in quella circostanza. Io volevo diventare, anche se non avevo mai saputo cosa. Ed ero diventata, questo era certo, ma senza un oggetto, senza una vera passione, senza un’ambizione determinata. Ero voluta diventare qualcosa – ecco il punto – solo perché temevo che Lila diventasse chissà chi e io restassi indietro. Il mio diventare era diventare dentro la sua scia. Dovevo ricominciare a diventare, ma per me, da adulta, fuori di lei.

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