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Il blocco dei migranti non serve a niente e non ha senso: ecco perché

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Migranti bloccati in mare: un’azione evidentemente inutile

Negli ultimi giorni, ascoltando le dichiarazioni del governo, degli attivisti e dell’Europa, sembra quasi di essere tornati al 2018. Oggetto di questo eterno ritorno di cui probabilmente tutti avremmo fatto volentieri a meno è la cosiddetta “questione migranti”: tra sbarchi selettivi, ed esseri umani definiti come “carico residuale”, c’è, come sempre in Italia, una grande confusione.

Eppure la faccenda non dovrebbe essere così complicata: ci sono infatti una serie di accordi, convenzioni e documenti che regolano “il diritto internazionale del mare” – documenti che, peraltro, l’Italia ha sottoscritto.

Il diritto internazionale del mare

Rilevanti a riguardo sono la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (1982) e il Regolamento di Dublino (2013), documenti che trattano il tema della richiesta di asilo, e il SOLAS Safety of life at sea (1974), che invece affronta la salvaguardia della vita in mare.

Sono sanciti, definiti (e accettati dall’Italia, che ha firmato, lo ricordiamo, questi documenti) gli obblighi si soccorso: i comandati delle navi devono procedere “il più rapidamente possibile al soccorso delle persone in pericolo” qualora vengano “a conoscenza del loro bisogno di aiuto”. Gli Stati costieri sono tenuti a garantire e tutelare la sicurezza marittima (e aerea).

Nel trattato di Dublino sono inoltre definiti i criteri tramite cui viene stabilito quale Paese debba occuparsi della protezione di un richiedente asilo – la richiesta d’asilo, secondo il trattato, deve essere inoltrata al Paese di prima accoglienza (e spesso si tratta dell’Italia)

Il trattato di Dublino III e la riforma rifiutata dalla destra dal 2016

La confusione e il braccio di ferro attualmente in atto risultano, alla luce di questi documenti, francamente incomprensibili, tanto più che l’attuale trattato di Dublino – trattato di Dublino III – è in una certa misura un’eredità del centrodestra; perché è vero che il documento del 2013 fu firmato dal governo Letta, ma sostituiva il trattato precedente del 2003 (epoca del governo Berlusconi) che, a sua volta, sostituiva la Convezione di Dublino.

Il centrodestra, da Salvini in poi, è sempre stato inoltre contrario alla riforma del trattato, proposta avanzata già nel 2016 e che prevedeva che la gestione dei richiedenti asilo, dato l’evidente aumento del flusso di migranti, avvenisse su scala europea. I principi alla base della riforma sarebbero stati la condivisione equa di responsabilità tra i Paesi EU e di solidarietà: non sarebbe stata più soltanto l’Italia, in quanto Paese di prima accoglienza a occuparsene, ma i richiedenti asilo sarebbero stati ridistribuiti in Europa in base alla popolazione e al PIL dei vari Paesi.

Una riforma che si sarebbe sposata, teoricamente, con le idee del centrodestra – anche nell’epoca salviniana – ma che, invece, è sempre stata rifiutata in toto. Quel che proponeva la destra, all’epoca, era una “rinegoziazione” dei trattati.

A cosa serve bloccare poche persone in mare?

E oggi? Oggi il governo Meloni seleziona i migranti “accettabili” in base alla loro condizione fisica, lasciando sbarcare solo donne, fragili e bambini. E mentre blocca poche decine di persone a bordo di una nave, intanto, migliaia di altri migranti comunque entrano nei confini europei e italiani tramite altre strade.

A cosa serve, quindi, tutto questo?

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