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Cronaca

Israele: cosa sta succedendo?

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Proseguono ormai da settimane, in Israele, le proteste per la riforma di giustizia promossa dal governo. Vediamo insieme il perché.

630mila manifestanti

È ancora alta la tensione nel territorio israeliano che, da ormai dodici settimane, sta facendo da sfondo alle numerose proteste della popolazione contro la riforma della giustizia promossa dal governo. Quasi 630mila manifestanti hanno riempito le piazze delle città principali di Israele, un record senza precedenti che ha messo alle strette il Premier Benjamin Netanyahu: il politico ha difatti annunciato di voler sospendere la seconda revisione del progetto proposto e di essere propenso a raggiungere un compromesso nella prossima riunione parlamentare.

Cosa prevede la riforma?

Attualmente, in Israele sussiste la presenza di una Corte Suprema formata da 15 giudici in grado di annullare le leggi o i provvedimenti amministrativi emanati dal governo e/o dal parlamento. La suddetta Corte è indipendente dalla politica, viene infatti costituita grazie ai voti espressi da parte di nove persone, solitamente magistrati e avvocati. La nuova riforma andrebbe a rivoluzionare in toto tutto ciò. Come? Consentendo al Governo di nominare l’Alta Corte, rendendola così dipendente dall’amministrazione statale. Non solo, con questa proposta verrebbe inoltre limitato il potere dei giudici nominati: questi ultimi, ad esempio, non potranno più annullare le leggi contrarie alle principali norme israeliane, bensì potranno rinviare le stesse al Parlamento in caso di maggioranza. I deputati, a loro volta, avranno la facoltà di contrastare l’opposizione della Corte con una maggioranza semplice.

I manifestanti, dunque, temono che tutto questo possa indebolire la laicità dello Stato e la garanzia dei diritti civili. Si pensa, al tal proposito, che un governo religioso possa ad esempio influire sul ritiro della legislazione pro-Lgtb, sull’abolizione delle leggi a tutela dei diritti delle donne e delle minoranze, sulla piena annessione della Cisgiordania occupata e sull’allentamento delle regole di ingaggio per la polizia e i soldati israeliani.

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