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La scelta di Draghi: l’Italia divisa tra scenari possibili e pressing mondiali

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Mario Draghi sembra deciso a dimettersi: ma cosa succederà?

L’unica costante nel panorama politico italiano pare essere l’incertezza. Con la crisi di governo in atto incerto è il futuro del Belpaese e incerte sono persino le sorti dell’intero blocco Occidentale (chi avrebbe immaginato, pochi mesi fa, di scrivere parole come queste?).

Il mondo occidentale chiede a Draghi di restare

Lo dimostrano gli appelli che ha ricevuto Mario Draghi negli ultimi giorni, arrivati non solo da migliaia di sindaci ed esponenti politici italiani – Renzi sta addirittura raccogliendo firme in una petizione per chiedere al Presidente del Consiglio di non dimettersi – , ma persino dall’Unione Europea e dal Presidente degli Stati Uniti. La stampa internazionale si è mostrata subito allarmata: il New York Times ha descritto un’Europa senza Draghi come “una potenziale calamità” mentre il Financial Times ha scritto, senza mezzi termini, che l’Italia ha ancora bisogno di Mario Draghi.

Gli unici ad aver gioito della crisi di governo sono stati, negli scorsi giorni, i russi; è facile capire il perché: l’Italia è stata uno dei primi Paesi dell’Occidente a mostrare solidarietà all’Ucraina, ad aver appoggiato la sua candidatura per l’ingresso nell’UE e ad aver inviato a Kiev armi e aiuti. Senza Draghi, al governo della settima potenza mondiale potrebbero andare anche forze che si sono dimostrate, in passato, legate a Putin.

I Futuristi di Di Maio potrebbero risolvere la crisi?

Sebbene nei giorni scorsi il Premier si sia mostrato estremamente convinto della sua scelta di dare le dimissioni, le pressioni che sta subendo a livello regionale, nazionale e addirittura mondiale potrebbero fargli cambiare idea – e chissà che il governo non riesca, effettivamente, a superare l’assurda crisi generata dai pentastellati. In realtà, con la mossa di Conte, i 5 Stelle potrebbero essersi condannati: molti dei grillini non hanno condiviso, infatti, le scelte fatte dall’avvocato del popolo e starebbero trasmigrando nel partito dei Futuristi di Di Maio.

Se i numeri fossero abbastanza positivi, si potrebbe addirittura scongiurare la crisi contentando sia Draghi – che non è disposto a tornare sui suoi passi a meno che il governo non contenga in sé tutte le forze che finora sono state in campo – sia la destra, che adesso rifiuta i cinque stelle: infatti, i Futuristi di Di Maio rappresenterebbero ciò che fino ad ora sono stati i Cinque Stelle senza, ovviamente, esserlo.

Elezioni e governi tecnici: cosa succederà?

Gli scenari, comunque, sono molteplici: se Draghi, nonostante il pressing mondiale, rimanesse della propria idea e consegnasse le dimissioni, Mattarella le rifiuterebbe ancora e scioglierebbe le camere. Draghi – non essendo stato sfiduciato – resterebbe in carica come premier fino all’elezione del suo successore, quindi almeno fino a novembre.

I partiti potrebbero andare al voto – come auspica Giorgia Meloni, forte dei risultati dei sondaggi – oppure potrebbero accordarsi per dare la fiducia a un governo tecnico. In questo caso, Mattarella potrebbe accettare le dimissioni di Draghi e si andrebbe al voto dopo la legge di bilancio, a Febbraio.

Se si andasse al voto oggi, chi vincerebbe le elezioni?

Il partito di Giorgia Meloni, che non a caso è l’unica a invocare a gran voce il seggio elettorale, prenderebbe il 22,5% dei voti. Seguirebbero il PD con il 21,8% e la Lega con il 14,5%. I Cinque Stelle, in caduta libera, prenderebbero il 10,7%; Forza Italia l’8,3%; Azione e +Europa il 4,5% e infine Italia Viva il 2,6%.

Ma quindi chi andrebbe al governo? Difficile dirlo: la confusionaria e caotica legge elettorale italiana permette diverse possibili soluzioni. Se Fratelli d’Italia, Forza Italia e la Lega si alleassero avrebbero la maggioranza assoluta.

In alternativa, PD e Movimento 5 Stelle potrebbero allearsi, come hanno fatto durante il governo Conte II; ma non avrebbero comunque numeri sufficienti per governare da soli e, oltretutto, dopo l’ultima, azzardata mossa del M5S sarebbe davvero difficile credere in un’alleanza tra i pentastellati e il PD.

I partiti più centristi come Azione e Italia Viva potrebbero essere determinanti: non hanno i numeri per costituire una maggioranza, ovviamente, ma potrebbero essere decisivi per supportare un partito di centrosinistra o di centrodestra.

C’è anche chi auspica un governo di larghe intese formato da partiti europeisti che abbia a capo, nuovamente, Mario Draghi…

Cosa sceglierà di fare Draghi?

Insomma: è difficile capire cosa potrebbe accadere di qui a qualche giorno. L’unica cosa sicura è che siamo, ancora una volta, immersi nella confusione, tra beghe politiche e caos mentre la pandemia continua a colpirci e la guerra a infuriare appena oltre i confini dell’Unione Europea.

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