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Politica

M5s: il tribunale respinge il ricorso per revocare l’ordinanza

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Il Tribunale civile di Napoli ha respinto il ricorso del Movimento 5 stelle, mosso per revocare l’ordinanza che ha posto Giuseppe Conte alla presidenza del partito lo scorso 7 febbraio. Tre iscritti partenopei del M5s, Renato Delle Donne, Steven Brian Hutchinson e Liliana Coppola, hanno richiesto l’udienza, prevista per il 5 aprile con il magistrato Francesco Paolo Feo.  L’intento sarebbe quello di far annullare gli esiti dell’assemblea del 2 e 3 agosto 2021, in cui non figuravano gli iscritti al partito da meno di sei mesi, “in assenza di un regolamento adottato dal Comitato di garanzia su proposta del Comitato direttivo”.

La revoca non ci sarà

Si è poi rivelata del tutto infondata la replica del team di avvocati del M5s, fermi sostenitori di non essere a conoscenza della disposizione riguardante il regolamento in auge per i nuovi iscritti. A smentirlo, delle mail risalenti al 2018 tra l’allora capo del partito Luigi Di Maio, che proponeva l’approvazione delle norme, e il conseguente via libera dell’ex presidente del Comitato di garanzia Vito Crimi. Ma non solo, perché le suddette regole che disponevano l’esclusione dei nuovi grillini dalle assemblee, appaiono anche nella convocazione per il consiglio volto a modificare lo statuto, datato 17 luglio 2021.

In breve, il provvedimento del giudice recita: “Tale documento […] non sarebbe stato prodotto prima in giudizio perché, di esso, l’istante Associazione sarebbe venuta a conoscenza solo dopo la pronuncia dell’ordinanza di sospensione. L’istanza di revoca e la riproposizione della domanda cautelare non può trovare luogo ove fondata su ragioni di fatto e di diritto preesistenti alla pronuncia cautelare, a meno che di esse non venga allegata e dimostrata l’avvenuta conoscenza e conoscibilità solo in un momento successivo”.

L’ordinanza del giudice smentisce le giustificazioni dei legali

Nel caso del qui pro quo del M5s, invece, “il dedotto “regolamento” è atto promanante dalla stessa Associazione che lo ha prodotto in giudizio, trattandosi di atto a essa interno, regolante un aspetto fondamentale della sua organizzazione e del suo funzionamento ed emanato dagli stessi organi apicali dell’Associazione e quindi da intendersi per ciò stesso conosciuto, o comunque sicuramente conoscibile, fin dalla sua adozione”. E secondo il magistrato, è anche irrilevante “il fatto che la funzione di organi rappresentativi dell’ente fosse, al momento della introduzione di questo contenzioso, rivestita da persone diverse da quelle del tempo in cui il regolamento fu adottato”, ovvero da Giuseppe Conte, che adesso sostituisce Di Maio e Crimi.

È impossibile che i capi di partito non fossero a conoscenza delle norme sovracitate, in quanto “i ricorrenti (contestandone la mancata pubblicazione, la mancanza di data certa ed il fatto che non fosse stato proposto dal Comitato direttivo) avevano già nell’atto di citazione specificamente argomentato su di esso, che pare esser richiamato, anche se solo genericamente e senza indicazione della data di emissione o di altro elemento specificativo, nell’avviso di convocazione dell’assemblea del 17 luglio 2021, in forza del quale erano stati ammessi al voto solo gli iscritti da oltre sei mesi”.

La scelta del M5s

Intanto, il M5s ha previsto per il 10 e 11 marzo nuove convocazioni, al fine di ri-effettuare le votazioni di agosto usufruendo della piattaforma SkyVote, tenendo conto della validità del regolamento del 2018. Nonostante questa scelta, continuano le repliche dei legali dei ricorrenti, come quelle dell’avv. Lorenzo Borrè: “L’ordinanza dovrebbe far riflettere chi si ostina a tirare dritto nonostante i rilievi del collegio: per poter escludere dal voto gli associati iuniores serve un regolamento adottato su istanza del Comitato direttivo”, dichiara all’AdnKronos. E aggiunge: “Le modalità di convocazione dell’assemblea e le modifiche proposte prestano indubbiamente il fianco, entrambi i fianchi direi, a eventuali nuove impugnazioni. Ricordo sempre che non sono io ad impugnare: la mia opera si riduce al patrocinio. Ma se tanto mi dà tanto…”.

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