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Cultura

Non c’è più carta: il settore è in crisi

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Negli ultimi mesi, le case editrici si sono ritrovate ad affrontare un problema inaspettato: non c’è abbastanza carta. Per quanto assurdo possa sembrare, il settore ha assistito a un radicale cambiamento nella dinamica di domanda e costo, che ha portato a difficoltà negli ordini e rifornimenti.

La domanda di carta nel mondo è aumentata in modo significativo, così come il costo e i tempi di attesa per ricevere le spedizioni. La sola cellulosa, materia prima imprescindibile per la produzione, costa il 70% in più rispetto all’anno appena trascorso.

Le aziende addette alla stampa, di conseguenza, richiedono alle case editrici un largo anticipo nella pianificazione delle nuove uscite. In questo modo possono assicurarsi di ottenere la carta necessaria per tempo, con un preavviso di almeno dodici mesi. Purtroppo, l’andamento del mercato editoriale è difficilmente prevedibile, e un eventuale best-seller potrebbe rendere insufficienti le scorte di carta previste per le copie di quell’uscita.

Perché la carta è in crisi?

La situazione di oggi è dovuta a varie cause. Alcune sono una diretta conseguenza della pandemia, che ha creato carenze di materie prime e complicato il loro trasporto. Altre riguardando il settore della carta nello specifico.

Chiara Medioli Fedrigoni è a capo del settore Comunicazione e del settore Sostenibilità di Fedrigoni, il più importante produttore italiano di carta di qualità. Ha riconosciuto i motivi delle difficoltà del settore in tre cause principali. Dichiara: «C’è stato un grande aumento della domanda di carta per le confezioni dato che è stato ridotto l’uso della plastica. Al contempo è tornata a crescere la richiesta di carta per gli imballaggi di beni, come i cosmetici, che con la pandemia erano meno richiesti. In precedenza però alcune aziende produttrici di carta erano entrate in crisi, per cui per noi la domanda è aumentata ancora di più».

Per esempio, anche prima della pandemia, il settore della carta aveva dovuto affrontare un ridimensionamento legato alla prolungata crisi delle riviste. In quel caso, le aziende produttrici furono costrette a convertire parte delle linee produttive, per concentrarsi su altri tipi di carta più richiesti.

E per la produzione?

La cellulosa ha prezzi variabili ciclicamente, seppur in questo periodo siano fissati a un valore più alto della media. «Sono ai massimi da sempre», ha spiegato Massimo Medugno, direttore di Assocarta, l’associazione di categoria delle aziende italiane che producono carta, cartoni e paste per carta.

Contemporaneamente sono anche aumentati i prezzi del gas naturale, con cui l’Italia produce circa il 40% dell’energia utilizzata. Di conseguenza, i processi industriali per ottenere la carta dalla cellulosa, che consumano molto, sono diventati ancora più dispendiosi.

 «La marginalità delle aziende è a rischio e qualcuno potrebbe decidere di fermare le macchine per non lavorare in perdita», ha affermato ancora Medugno, chiarendo però che «Per ora è un tema che non riguarda la produzione di carte per uso grafico [come quelle di cui sono fatti i libri] ma altri settori».

Previsioni di mercato

In un anno, i prezzi di alcuni tipi di carta sono aumentati anche del 50%, mentre normalmente gli aumenti annuali si aggirano intorno al 6 o 7%. Attualmente, le aziende e gli editori non sanno quanto costerà la carta a inizio 2022, stanno ancora aspettando dalle cartiere l’aggiornamento dei prezzi. Le previsioni comunque non sono positive, si spera in un calo dei prezzi a partire dal secondo trimestre del prossimo anno.

«Siccome le tirature medie si sono già abbassate e i prezzi di copertina non si possono alzare perché di fatto i lettori, per effetto della riduzione degli sconti dovuti alla nuova legge, già pagano di più, l’unica strada è quella di ridurre la produzione. Per un piccolo editore, però, scendere sotto i 10-15 libri l’anno di fatto vuol dire essere buttati fuori dal mercato» ha dichiarato Riccardo Cavallero, editore di SEM, in merito alle piccole case editrici, «che hanno minor potere di negoziazione».

Se la carta non fosse in crisi, sarebbe un ottimo momento per l’editoria

Secondo i dati dell’Associazione Italiana Editori (AIE), presentati il 15 ottobre al Salone del libro di Torino, nei primi nove mesi del 2021 sono stati venduti 72 milioni di libri di carta, escludendo quelli scolastici: sono 11 milioni in più (+18%) rispetto agli stessi mesi del 2019 e 17 milioni in più (+31%) rispetto al 2020. Maggiori vendite hanno portato però a un aumento della produzione, e quindi della domanda di carta.

Secondo i dati dell’AIE, nel 2021 i prezzi dei libri sono lievemente diminuiti: sempre escludendo i testi scolastici, il prezzo medio da gennaio a settembre è stato di 14 euro e 35 centesimi, mentre nei primi nove mesi del 2020 era di 14 euro e 62 (-1,9%).

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