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9 mesi agoon
“Mi sembrava di vivere in uno strano sogno, in un mondo dove esistevamo solo io e Shizuka, una sorta di altrove.”
L’adolescenza, lo dicono in molti, è un’età crudele; e così, ci racconta Sakuraba Kazuki, sono anche le ragazzine.
Nel suo romanzo “Non è un lavoro per ragazze”, l’autrice solleva merletti e nastrini e ci mostra l’essenza nascosta di questa età: un mondo fatto di sopraffazione, violenze, abbandoni, di segreti e inganni, mostri e assassini. Un mondo dove ci si deve sporcare le mani, dove per sopravvivere si deve essere disposte persino a uccidere.
La storia è raccontata dal punto di vista di Onishi Aoi, una tredicenne che sembra identica a mille altre: ha un gruppo di amiche, un ragazzo con cui ama giocare ai videogames e un lavoretto che le permette di mettere da parte qualche soldo.
Ma la realtà non è sempre come appare e la vita di Aoi si rivela essere tutto men che perfetta – ha un patrigno alcolizzato e violento, una madre indifferente e una solitudine che la divora anche quando è in mezzo alla gente. Il suo animo spezzato è attratto da Miyanoshita Shizuka, la bibliotecaria che, fuori dalla scuola, si mostra come una misteriosa e sadica gothic lolita – ma qual è il segreto che nasconde Shizuka? E perché sembra così morbosamente attaccata a lei?
“Non è un lavoro per ragazze” per due stagioni – un’estate e un inverno – segue la lunga scia di sangue lasciata da Aoi e Shizuka e ci mostra i colori più foschi di cui può tingersi un’adolescenza fatta di menzogne, solitudine e violenza.
La prima parte di questo romanzo breve è assai più godibile della seconda – che, purtroppo, sebbene cerchi di essere disturbante e creda di esserlo, non ha in verità un sapore così originale. Se, infatti, durante l’estate Aoi scopre per la prima volta ciò di cui è capace – anche se con tutti i (verosimili) tormenti che questo comporta – durante l’inverno non risulta affatto convincente.
Non soltanto la soluzione al mistero che aleggia intorno a Shizuka è al limite dell’assurdo, ma il finale non risulta all’altezza delle aspettative: improvvisamente, le ragazzine – che avevano infranto tutti gli stereotipi e pregiudizi che le riguardavano – tornano a essere banali e prevedibili, lasciando nel lettore una grande delusione.
Anche se il finale rende l’intera storia una promessa disattesa, vale comunque la pena leggerla: lo struggimento di Aoi, i sensi di colpa, l’aria pesante e appiccicosa della sua tremenda estate valgono da soli l’intera lettura, sebbene resti comunque una certa amarezza – sarebbe infatti bastato davvero poco per rendere la seconda metà più memorabile.
1. La prima metà del libro vale da sola l’intera lettura;
2. Lo stile è sobrio e scorrevole;
3. È impossibile mettere giù il libro prima di aver girato l’ultima pagina.
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