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Cronaca

Salute mentale: oltre il 60% degli under35 si è licenziato per salvaguardarla, cosa sta succedendo?

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Salute mentale: oltre il 60% degli under35 si è licenziato per salvaguardarla, cosa sta succedendo?

Prima la pandemia da Covid 19, poi la Guerra, poi il lavoro che scarseggia e gli infiniti stage sottopagati. Tutto questo ha messo a dura prova l’equilibrio psicologico di molte persone, soprattutto tra i giovani e la conferma arriva dai dati derivanti l’adesione al recente Bonus Psicologo 2022 . Secondo i dati diffusi, infatti, il 60% delle domande presentare per accedere al Bonus arrivano dagli under35.

I giovani sono stati particolarmente colpiti. Hanno visto le loro vite sconvolte. Dobbiamo sostenerli con interventi concreti“, ha evidenziato Mariya Gabriel, commissaria Ue per l’Innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù.

Una persona su 2 fra quelle che hanno cambiato o lasciato il lavoro lo ha fatto a causa del malessere psicologico generato dal proprio impiego. Una tendenza che sta aumentando dopo la pandemia di Covid e che interessa in modo sempre crescente gli under35.

Ad attestarlo, oltre il boom di richieste per il bonus psicologo, è una ricerca commissionata da Mindwork prima società italiana per la consulenza psicologica online in ambito aziendale, su dati della ricerca BVA Doxa dedicata al vissuto, ai bisogni e ai desiderata dei dipendenti delle aziende italiane, giunta alla sua terza edizione annuale in occasione della Giornata Mondiale per la Salute Mentale.

Ad emergere è un dato su tutti: il 75% dei lavoratori, circa 3 persone su 4, under35 appartenenti alla categoria blue collar (operai) si è dimesso almeno una volta per preservare la propria salute psicologica. Un trend in crescita del +11% rispetto allo scorso anno, soprattutto per quanto riguarda la Generazione Z (60%).

In dettaglio, una persona su 2 dichiara di soffrire di ansia e insonnia per motivi legati al lavoro. In particolare, la percentuale di persone che dichiara di sperimentare frequenti vissuti di ansia e/o insonnia è passata dal 35% (prima del Covid) al 53% per l’ansia e al 50% per l’insonnia. Ma attenzione: parlare apertamente di disagio psicologico risulta ancora difficile.

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