Il provvedimento voluto dal governo e inserito nell’ultima manovra ha confermato l’introduzione dell’educazione motoria nelle scuole primarie. I primi anni si partirà con l’insegnamento nelle classi quinte e poi nelle quarte, con la previsione di estendere a tutti gli anni questa possibilità.
Un provvedimento visto dalla politica e in particolare dalla sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali, come storico. Non è stato visto e accolto nello stesso modo, invece, dai maestri ed in particolare dagli insegnanti unici.
A spiegare le ragioni di tale malcontento Leonardo Palmeri, del Coordinamento Nazionale di Scienze della Formazione Primaria: “È un’impostazione sbagliata, così si rischia di “secondarizzare” la primaria: domani allora avremo anche gli insegnanti di musica, arte, lingua. Tutti vogliono entrare nella scuola per insegnare la loro materia ma questo sarebbe un danno per i bambini”.
Ma la questione è anche occupazionale, con i laureati in Scienze motorie che vogliono entrare nella PA e quelli in Scienze della formazione primaria che vedrebbero ridurre il loro monte ore.
Palmieri spiega: “Nessuno contesta la preparazione dei laureati in scienze motorie. Ma un conto è insegnare l’attività fisica in generale, un altro farlo nella specifica fascia d’età dai 6 agli 11 anni, dove ci sono esigenze e tecniche diverse. Noi abbiamo studiato per anni per prepararci. Ci sono tanti giovani maestri che avrebbero le competenze per farlo, e invece sono precari perché negli ultimi anni sono state fatte sanatorie invece di concorsi. Il governo ha creato il problema, invece di risolverlo ora ne aggiunge un altro”.