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Cronaca

Sparatoria in una scuola in Texas: 18 bambini uccisi. Morti anche una maestra e il killer

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Si torna a sparare in America e questa volta il bersaglio è stata una scuola elementare di Uvalde, in Texas. Sono 21 le vittime della carneficina: diciannove bambini e due adulti, di cui un insegnante, uccisi a sangue freddo in classe.

A togliergli la vita un diciottenne, Salvador Ramos. Anche se c’è molto da chiarire sulla dinamica dell’accaduto, secondo le prime ricostruzioni, il killer ha sparato prima alla nonna e poi ha avuto un incidente d’auto vicino alla Robb Elementary School.

Sceso dall’auto con fucile e giubbotto antiproiettile, ha cercato di entrare nella scuola superando il blocco di alcuni agenti: una volta nell’edificio ha aperto il fuoco in alcune classi. Il ragazzo è poi stato fermato dalla polizia che lo ha ucciso sul posto.

Il 18enne era uno studente di un liceo dell’area e poco prima della strage ha contatto una sconosciuta su Instagram dicendole che aveva un segreto che voleva condividere: “sto per…”.

Alla  giovane, però, non ha confessato quale era il gesto folle che aveva in mente. Sul suo account Instagram il killer aveva postato un selfie e foto di armi, inclusa una con due fucili uno accanto all’altro. Non è chiaro se si tratta delle armi usate per la strage. Quello che si sa è che il ragazzo per il suo 18mo compleanno ha acquistato due fucili.

Al termine dell’udienza generale, papa Francesco ha dichiarato: “Ho il cuore affranto per la strage nella scuola elementare in Texas. Prego per i bambini, per gli adulti uccisi e per le loro famiglie. È tempo di dire basta al traffico indiscriminato delle armi! Impegniamoci tutti perché tragedie così non possano più accadere”.

Secondo la Cnn, le autorità non hanno ancora notificato a tutti i genitori la morte dei loro figli nella sparatoria perché sono in corso gli esami del Dna. Alcuni bambini feriti non sono ancora stati ricongiunti con le loro famiglie.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, si è rivolto agli americani e al Congresso chiedendo un’azione sulle armi: “Possiamo e dobbiamo fare di più. È il momento di trasformare il dolore in azione”.

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