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Cronaca

Ucraina: Putin e il riconoscimento del Donbass, che significato ha questa azione?

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La situazione in Donbass è diventata estremamente critica. Mi rivolgo a voi per informarvi su quali saranno le prossime azioni in questa situazione. L’Ucraina è parte integrante della nostra storia, della nostra cultura. Ci sono legami molto forti dal punto di vista familiare e storico. Gli ucraini stessi si considerano parte della Russia, siamo uniti da sempre

Queste le parole del presidente russo Vladimir Putin, che con il suo discorso alla nazione ha non solo mandato un chiaro messaggio all’Ucraina e al mondo intero, ma ha anche riconosciuto dell’indipendenza delle repubbliche separatiste Donetsk e Luhansk, nella regione del Donbass nell’Ucraina orientale.

Ritengo sia necessario prendere una decisione che avrebbe dovuto essere presa tempo fa, per riconoscere immediatamente la sovranità e l’indipendenza della Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk”, ha detto Putin firmando il decreto.

L’instabilità del Donbass non sono recenti, ma al contrario, partono da lontano.

Nel 2014 la Russia invase la Crimea, penisola dell’Ucraina meridionale, che oggi è una Repubblica autonoma di fatto federata alla Russia: in quei giorni militari ribelli filo-russi iniziarono ad agitarsi nel Donbass, riuscendo dopo scontri a prendere il controllo di una parte del territorio, dichiarandone l’indipendenza e chiedendone la secessione dall’Ucraina attraverso un referendum. Referendum che secondo gli organizzatori si chiuse con percentuali bulgare a favore dell’indipendenza.

Dopo i vari scontri culminati in vere e proprie guerre, Russia ed Ucraina arrivarono agli accordi di Minsk, siglati nel 2015, che prevedevano il ritorno delle regioni ribelli all’Ucraina, in cambio di maggiore autonomia.

Quella russa, dunque, ad oggi, è un’azione che mette fine al processo di pace lanciato con gli accordi di Minsk.

Mosca stessa nei giorni scorsi aveva denunciato Kiev di non rispettare gli accordi: in questo modo però sarebbe la Russia per prima a stracciarli.

Lo ha sottolineato l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, che in conferenza stampa ha chiesto a Putin di “rispettare il diritto internazionale e gli accordi di Minsk e ci aspettiamo che non riconosca l’indipendenza Donetsk e Lugansk e siamo pronti a reagire con un forte fronte unito se prende questa decisione”, dichiarando che Bruxelles sarebbe stata pronta “a utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, se la situazione lo richiederà” e “a reagire nel caso in Putin dovesse riconoscere l’indipendenza di Donetsk e Luhansk”.

Visti gli accordi, per dichiarare indipendenti le repubbliche separatiste Donetsk e Luhansk, il Cremlino ha avuto bisogno di una giustificazione per poter entrare militarmente in quei territori. Quale?

«Proteggere» la popolazione russofona e in molti casi russa, visto che tanti abitanti della regione hanno già un passaporto russo.

Mosca, quindi, definisce l’intervento militare come «richiesto» e limitato al territorio delle due repubbliche secessioniste: tecnicamente non si tratta di un’azione contro l’Ucraina.

Ma è davvero così?

In realtà, in molti leggono nelle ultime azioni russe una sorta di ultimatum alla Nato: o vengono seriamente prese in considerazione le richieste della Russia, oppure Putin è pronto a reagire con atti concreti, come appunto il riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass.

Ma Putin non è di certo uno sprovveduto, sa che l’Occidente non accetterà queste azioni militari mascherate: arriveranno sanzioni in modo massiccio contro la Russia.

Proprio stamattina il Premier Draghi durante la cerimonia di insediamento di Franco Frattini al Consiglio di Stato, ha dichiarato:

“Voglio prima di tutto esprimere la mia più ferma condanna per la decisione del governo russo di riconoscere i due territori separatisti del Donbass. Si tratta di un’inaccettabile violazione della sovranità democratica e dell’integrità territoriale dell’Ucraina”.

“Sono in costante contatto con gli alleati per trovare una soluzione pacifica alla crisi ed evitare una guerra nel cuore dell’Europa. La via del dialogo resta essenziale ma stiamo già definendo nell’ambito dell’Unione Europea misure e sanzioni nei confronti della Russia“, ha aggiunto il Premier.

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