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Cinema

“Venom: la furia di Carnage” è finalmente al cinema: ma cosa ne pensano i fan?

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articolo di Saveria Russo

Venom: la furia di Carnage non convince del tutto i fans, ma è la scena post credit che vale tutti i soldi del biglietto.

Questo è un sequel che tenta di portare coerenza nella storia già presentata di Venom, ma che ci riesce poco e che continua ancora di più sulla linea della comicità tipica della Marvel che però, qui, risulta abbastanza fuoritono.

Non è facile capire se “Venom 2” riuscirà a ripetere l’inaspettato successo del primo film, capace di incassare oltre 850 milioni di dollari in tutto il mondo: sta di fatto che la critica si è spaccata in dure, tra chi continua ad apprezzare l’approccio sfacciato e spensierato del sequel e chi, invece lo definisce addirittura “senza un filo logico”.

Sono passati esattamente tre anni dal primo Venom diretto da Ruben Fleischer, un film comico, intriso di black humour e, nel complesso, molto divisivo. Il personaggio ideato negli anni ’80 da David Michelinie e dal disegnatore Todd McFarlane è senza dubbio uno tra i più affascinanti dell’universo Marvel, un antieroe in cui convivono bene e male, razionalità e ferocia, amore e morte.

Già nel primo capitolo a trionfare era la componente action, la rappresentazione di un conflitto interiore in cui la questione della perdita di sé passava in secondo piano, sovrastata dalla forte figura e personalità di Venom. Poca atmosfera, attenzione molto limitata alla psicologia dei personaggi e prevalenza del versante comedy per non appesantire un discorso che si prestava a ben altre sfumature.

Sono passati anni da quando Peter Parker, aka Spider-Man, ha incontrato per la prima volta Venom durante Guerre Segrete, crossover fumettistico del 1984. Nel corso del tempo le origini del simbionte sono state riviste sotto molti media, partendo da serie animate che lo facevano provenire dallo spazio tramite il rientro di uno shuttle, fino a quella vista nel film, un buon punto di incontro tra le storie passate e presenti.

Venom: La Furia di Carnage, inserisce un personaggio noto ai fan del simbionte, ovvero il caro amico dal colore rosso, partner di Cletus Kasady, pluriomicida dai capelli rossi.

Un buddy cop movie poco equilibrato

Questo sequel di Venom cerca quindi di trovare un proprio equilibrio, riuscendoci poco, nel raccontare un buddy cop movie che omaggi i polizieschi action anni ’80 e ’90. E’ un film che si dimostra maggiormente coerente e coeso rispetto al primo: ora che il segreto di Brock è sulla bocca di tutti (o quasi), si può assistere alla loro coesistenza e al formarsi di un’altra “coppia” che si rivelerà la minaccia di questo nuovo capitolo.

Woody Harrelson, dopo essere apparso nel precedente film nella scena post credits, torna a vestire i panni di Cletus Kasady, un pericoloso assassino che dopo anni in prigione decide di rilasciare una intervista in esclusiva solo a Brock. Durante questa intervista, Cletus da un morso ad Eddie e, dal suo sangue, nascerà Carnage, figlio di Venom ma più potente, instabile e pericoloso del genitore alieno, che prenderà possesso del corpo di Cletus.

Carnage diventa quindi il villain di questo secondo atto, a cui però si aggiungono lo stesso Kasady e la sua fidanzata, Frances Barrison alias Shirek (Naomie Harris) anch’essa una psicoassassina e dal pericoloso potere che risiede nella voce: le sue urla possono distruggere ogni cosa intorno a lei, e possono nuocere gravemente ai simbionti poiché si aggirano su quelle stesse frequenze che avevamo già scoperto essere il loro punto debole, assieme al fuoco.

Torna anche Michelle Williams nei panni di Elle, l’ex fidanzata di Eddie che continua a tornare prepotentemente nella sua vita e che oramai ha un rapporto di reciproco rispetto e quasi ammirazione da parte di Venom. Da una parte donzella da salvare ma anche eroina determinata, è coinvolta in alcune sequenze che vorrebbero addirittura omaggiare cult come King Kong (ma ci riescono del tutto).

Ciò che forse più disturba della pellicola però è l’impronta comica oramai iniziata col primo film e qui ricalcata che, seppur trova un certo equilibrio, non risulta abbastanza convincente. Se nel MCU è un tratto distintivo che ne ha fatto anche la fortuna, in questo universo collaterale non ancora propriamente parte del MCU risulta stonata, sia per le origini fumettistiche estremamente drammatiche di Venom, sia per il voler a tutti costi fare di un villain un eroe.

Ciò genera tutti i confronti a suon di battute fra Eddie e Venom (sfruttando anche il suo uscire in parte dal corpo dell’uomo rispetto al primo film), fra Elle e Venom e così via fra i vari personaggi, risultando più una nota stonata che un obiettivo raggiunto.

Ma tutto quanto, come detto, è virato sulla risata. È così che va visto il nuovo Venom, abbandonandosi al divertimento e senza aspettarsi molto di più. È probabile che i fan del fumetto restino delusi per la non aderenza al materiale di partenza. Ma non è detto che un cinecomic debba per forza essere profondo anche se, sia chiaro, quelli più riusciti sono proprio quelli di questo tipo.

Venom – La Furia di Carnage va preso per quel che è, e per quel che già si sapeva sarebbe stato: una sorta di buddy movie supereroistico senza alcuna pretesa, che vuole soltanto divertire un pubblico non particolarmente esigente. Dimenticabile? Senz’altro. Si sarebbe potuto fare si meglio? Assolutamente. Vale i soldi del biglietto? Senza dubbio.

Non si conosce al momento il futuro di questa saga, poco apprezzata dalla critica ma di grande successo al botteghino, ma nello spirito della continuità non è da perdere assolutamente la scena post credits che sta già facendo impazzire i fan Marvel perché rivelerà un dettaglio decisivo per il futuro di Venom (e non solo) al cinema.

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