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2 anni agoon
Questa è la scritta su uno striscione che è stato esposto a Palazzo Giusso, sede dell’Università Orientale, per ricordare Diana Biondi, la studentessa 27enne trovata morta qualche giorno fa in un burrone di Somma Vesuviana.
Diana era iscritta alla facoltà di lettere della Federico II. Si sospetta che la giovane ragazza si sia suicidata.
È il terzo suicidio di uno studente universitario dall’inizio del 2023.
L’iniziativa è partita dai ragazzi delle associazioni studentesche della Federico II. Hanno tutti indossato tutti il nastrino giallo che è simbolo, anche, della lotta al suicidio. Vi hanno partecipato centinaia di studenti non solo del corso di laurea cui era iscritta Diana, ma anche di Giurisprudenza, di Scienze, di Sociologia, di Medicina.
“Diana è una dei tanti, troppi, giovani che si sono tolti la vita negli ultimi anni perché non riuscivano più a sopportare la pressione di un modello di università sempre più meritocratico e competitivo.” Queste le parole di una studentessa del Collettivo Autorganizzato Universitario. “Neanche un mese fa è successa una vicenda simile a Milano. Il disagio giovanile è un’emergenza, frutto di un sistema che pretende degli standard impossibili da soddisfare e di cui l’università è solo un tassello. Pretendono che siamo infallibili, laureati in pochissimo tempo e pronti a essere buttati nell’incertezza e nella precarietà del mondo del lavoro. Chi non ce la fa è un fallito, salvo poi manifestare il proprio cordoglio istituzionale e formale quando tragedie come quella di Diana finiscono sui giornali, mentre nel resto dei giorni ci propinano modelli eccezionali che non fanno altro che alimentare l’ansia e la paura di essere inferiori“.
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