Femminicidio: uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica di una donna in quanto tale, espressione di una cultura plurisecolare maschilista e patriarcale.
Questa è la definizione che leggiamo sul vocabolario Treccani di “femminicidio”, termine che è stato scelto dalla stessa Treccani come parola dell’anno.
Femminicidio: una parola indispensabile
Valeria della Valle, direttrice del vocabolario insieme a Giuseppe Patota, spiega che purtroppo la scelta è ricaduta su questo lemma perché “indispensabile”.
“Volevamo dare il nostro contributo, un contributo piccolo, linguistico, sperando che anche questo possa servire a riflettere su un crimine odioso, che possa coinvolgere tutti a prendere coscienza e consapevolezza di un fenomeno pressoché quotidiano. […] Avremmo potuto optare per un termine positivo – avevamo pensato a ‘inclusione’ – ma ci sembrava avesse senso scegliere invece una parola crudele, che ha effetto su chi la ascolta e chi la legge. I vocabolari” conclude “non sono cimiteri di parole. Sono luoghi di ricerca e riflessione sulla lingua e sulla società. Il nostro lavoro è questo: stare dietro alla realtà e registrarne le parole, un servizio non solo linguistico ma anche sociale. E quest’anno era giusto fare così.”
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