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Scienza e tecnologia

Gender gap farmaceutico: cos’è?

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FARMACEUTICO

Per gender gap, letteralmente “divario di genere”, si intende l’insieme delle differenze tra donne e uomini in vari ambiti, per ragioni di natura principalmente sessista. Non è raro sentirne parlare soprattutto in campo economico, in cui il cosiddetto gender pay gap (divario retributivo di genere) rappresenta lo squilibrio tra i salari annuali medi maschili e femminili, a parità di ruolo lavorativo e esperienza. Ma questo divario non riguarda solo il mondo del lavoro: scopriamo come influisce sull’industria farmaceutica.

L’intervento della dott.ssa Valtorta

Pochi giorni fa la città di Milano ha ospitato una conferenza sul gender gap farmaceutico, tenutasi nell’ateneo dell’università privata San Raffaele. La preside della facoltà di Medicina Flavia Valtorta ha curato e diretto l’incontro, messo a disposizione di tutti. Infatti, oltre agli studenti della struttura e allo staff ospedaliero, chiunque ha potuto fruire delle preziose informazioni della discussione (promossa dall’Interfaculty center for gender studies) grazie alla sua trasmissione online. Il gender gap farmaceutico è un problema ancora “troppo sottovalutato”, e forse sconosciuto alla maggior parte delle donne.

Comune di Segrate - Il Pronto Soccorso dell'Ospedale San Raffaele si trasferisce in via Olgettina 60

“Per prassi, sia nella sperimentazione preclinica che clinica, i medicinali vengono testati su individui di sesso maschile. E i dosaggi normalmente consigliati sono standardizzati su un uomo del peso ideale di 70 chili”, spiega la dott.ssa Valtorta. Pensiamo quindi agli effetti che questi stessi farmaci potrebbero avere su una paziente donna, chiaramente con un organismo diverso da quello maschile su cui l’azienda farmaceutica ha effettuato i test. Le conseguenze sono quasi sempre negative, e sono dovute a “una mancata differenziazione alla base che coincide con un sovradosaggio per le pazienti, che possono manifestare una serie di effetti collaterali”.

Il gender gap farmaceutico è una scoperta relativamente recente, se si considera che fino a poco tempo fa non era neanche contemplata l’opzione di testare i medicinali anche su soggetti femminili. “Solo da pochissimo tempo è stato stabilito che nelle sperimentazioni dei farmaci debbano esserci gruppi di donne” chiarisce Flavia Valtorta, parlando della nuova norma originalmente proposta dalla  Food and drug administration negli Usa. La docente ordinaria di Farmacologia ha inoltre rassicurato che la regola è applicata  “da tre anni in Italia, con l’arrivo del decreto Lorenzin, poi trasformato in legge. Un passo enorme se pensiamo che fino al 1990 non ci si era posti nemmeno il problema”.

Cause del gender gap farmaceutico

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Le sperimentazioni sono condotte principalmente sugli uomini sicuramente per motivi di natura sessista, ma ci sono altri fattori di “convenienza” che hanno influenzato quest’abitudine, anche nei test animali oltre che quelli umani. “Il punto è che le donne presentano una variabilità maggiore: prima e dopo il menarca, prima e dopo la menopausa, e poi ci sono cambiamenti a seconda del momento del ciclo in cui il farmaco viene somministrato” spiega la Valtorta, e chiarisce ulteriormente:. “Non ci sono solo motivi legati al sessismo ma anche pratici”.

Come spiegato anche in precedenza, le donne tendono a pesare meno degli uomini e quindi a subire un sovradosaggio del farmaco, “ma riaggiustare il dosaggio sulla base del peso non è sufficiente perché l’organismo femminile è diverso: i farmaci devono entrare nel sangue, distribuirsi, arrivare agli organi bersaglio […] tutti questi meccanismi non sono identici fra i due sessi ” chiarisce la dottoressa. Le sperimentazioni sono spesso focalizzate su soggetti di sesso maschile anche per ragioni etiche, come una gravidanza nella paziente donna che potrebbe influenzare l’esito delle prove o interromperle.

Più sensibilizzazione

Moduli Valutazione dei Rischi e DVR per Azienda farmaceutica - Case Studies - KEISDATA - Knowledge Risk and Compliance Solution

La dott.ssa Valtorta ha riportato l’esempio dell’aspirinetta, farmaco utile come prevenzione cardiovascolare, affermando che “Non siamo sicuri che sia davvero efficace per le donne”. Inoltre, per ragioni culturali, di abitudine o legate a stili di vita differenti, le donne sembrano assumere in media più medicinali degli uomini. Anche i più apparentemente “innocui” come integratori e farmaci naturali possono rivelarsi causa di effetti collaterali, quando interagiscono con l’assunzione in contemporanea di altri medicinali.

Il gender gap farmaceutico è in conclusione un tema delicato e molto vasto, ma di cui purtroppo sembra essere ancora difficile riconoscere l’importanza. Soprattutto nel campo della medicina personalizzata e di precisione, “il problema risulta molto marginale, a partire dalla comunità scientifica, nonostante le reazioni avverse ai farmaci, spesso legate a una politerapia, rappresentino un’importante causa di ospedalizzazione” commenta la professoressa Valtorta.

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