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Gli asili nido danneggiano i bambini, secondo la senatrice Drago

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La senatrice Tiziana Drago, ex membro di Cinque Stelle passata ora al partito Fratelli d’Italia, rivela ancora una volta delle riflessioni discutibili sul tema familiare. Già fece notizia la sua scelta di partecipare al Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona nel 2019, quando voltò le spalle ai Cinque Stelle, di cui all’epoca faceva ancora parte, apertamente contrari alle teorie promulgate in quella sede. Invece, Drago partecipò al Congresso, appoggiando le idee della Lega e del senatore Simone Pillon. La senatrice sembra non aver cambiato la sua posizione in merito a certi temi diffusi durante la manifestazione, come l’esistenza di un unico modello di “famiglia tradizionale”, caratterizzata da una coppia di genitori eterosessuali, in cui il capofamiglia porta la pagnotta in tavola e la madre è l’angelo del focolare domestico.

Ai bambini penseranno le mamme

Tiziana Drago ha di recente criticato la proposta di finanziare maggiormente lo sviluppo degli asili nido, in quanto li ritiene dannosi per la corretta crescita dei più piccoli. “Noi in questo modo mandiamo un messaggio al Paese. La nostra prospettiva qual è? Mettere al mondo dei bambini e dargli come unica destinazione l’asilo nido?” ha dichiarato la senatrice. Nonostante l’Italia abbia un disperato bisogno di incrementare la sua percentuale di natalità, per la Drago è fortemente sconsigliato abbandonare i propri pargoli nelle grinfie degli asili nido. “Inevitabilmente si entra nel sistema educativo familiare e della coppia, e diventa un problema sociologico”.

Ma qual è il problema sociologico a cui si riferisce la senatrice di Fratelli d’Italia? Probabilmente è più un problema di genere. Sì, perché la Drago si è riferita alla genitorialità solo in termini femminili, ovvero come responsabilità esclusiva della madre. Sarebbe impensabile, per lei, immaginare che una neo-mamma possa avere la sua indipendenza economica e lavorativa, e che per farlo affidi il proprio bambino alle cure di qualcun altro. Perché il suo ruolo è quello di accudire, confortare, dedicarsi completamente alla famiglia, no? Difatti, la sua alternativa allo stanziamento dei fondi per gli asili, sarebbe quella di estendere il congedo parentale per la madre da sei mesi a 3 anni. Un modo per scoraggiare le mamme, e di conseguenza le donne, a poter conciliare la propria carriera con l’aspirazione di maternità.

Gli asili nido non bastano per tutti

Nonostante i lievi miglioramenti degli ultimi anni, l’Italia è ancora indietro con l’offerta formativa per i più piccoli. Infatti, gli asili nido presenti coprono ancor meno del 33% dei bambini, il parametro concordato nel 2002 dal Consiglio Europeo di Barcellona. Il target europeo non è stato raggiunto nel 2010, come era stato previsto, se non in alcune aree come il Nord Est (34,5%) e il Centro Italia (35,3%). Per il resto del Paese, la situazione è davvero catastrofica.

Il Sud Italia può offrire un posto all’asilo solo al 14,5% dei suoi piccoli cittadini, e le Isole il 15,7%. Significa che ogni 100 bambini, i posti a disposizione sono a malapena quindici. E a subirne le conseguenze sono soprattutto le donne, che aggiungono alla “normale” difficoltà a trovare lavoro rispetto ai colleghi uomini, anche l’incertezza di riuscire a tenersi il proprio impiego, una volta rimaste in attesa. Si spera che la senatrice Drago non si aspetti davvero di riuscire a dissuadere le donne dal coniugare la propria carriera con l’essere madri. Il problema di genere si potrà evolvere in una rivoluzione culturale: è ora di iniziare a vedere la genitorialità come un ruolo fluido, di coppia, singolo, di qualsiasi genere o età.

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