Il regista americano Michael Bay è stato mandato a processo con l’accusa di maltrattamento di animali, per una scena del film Six Underground, girato a Firenze nell’estate 2018 e prodotto da Netflix.
Durante le risprese del film, sarebbero stati presi dei piccioni in affitto dalla produzione e liberati più volte contro il parabrezza di una macchina lanciata in corsa in corso Tintori. Insieme a lui sono imputati anche Edoardo Martino, socio dello Zoo Grunwald, società che fornisce animali alle produzioni cinematografiche, il dipendente Costei Padurariu e il colombofilo Giancarlo Alpini.
La PM Christine von Borries sostiene che la scena “veniva ripetuta sei o sette volte” il 22 agosto 2018 e per essa “erano stati utilizzati 40 piccioni”. Secondo l’accusa poi, l’imputato Martino “posizionandosi vicino alla telecamera si sarebbe occupato personalmente di prendere un piccione e di scagliarlo con violenza sul parabrezza e il paraurti della vettura sportiva verde ad ogni passaggio”.
Ieri il caso ha preso una nuova svolta
La posizione del regista è stata stralciata, perché non aveva ricevuto l’atto di citazione. Nel secondo atto inviato al regista, infatti, era assente la traduzione in inglese e come dichiara il legale di Bay «sostengo che la traduzione in inglese era da allegare necessariamente anche nel secondo avviso di fine indagini inviato, peraltro solo a Bay».
Il giudice ha dichiarata dunque la nullità dela notifica del secondo avviso di fine indagini ordinando la trasmissione degli atti di nuovo all’ufficio del pubblico ministero che provvederà a riformulare un secondo atto a Michael Bay. Per gli altri imputati, si riparte nel settembre prossimo.
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