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Costume e Società

Orgasm gap: di cosa si tratta?

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Orgasm gap: un anglicismo che indica il divario tra donne e uomini nel raggiungimento dell’orgasmo. Il termine probabilmente vi riporta alla mente l’espressione “gender gap”, a cui si associa, che dal suo canto rappresenta più generalmente la disparità che ancora oggi sussiste tra i “due generi”. È bene specificare che, nel caso specifico di questa dinamica, ci si riferisce principalmente a rapporti di natura eterosessuale, e per la maggior parte a persone cisgender.

I dati principali sull’orgasm gap sono stati raccolti in seno a una ricerca promossa dalla rivista scientifica “Archives of sexual behavior”, risalente al 2017. In questo dossier si leggono varie percentuali che analizzano, in breve, la differenza nella soddisfazione sessuale per donne e uomini di tre orientamenti sessuali: etero, bi e omo. Come precedentemente specificato, il risultato più scioccante riguarda proprio la categoria eterosessuale. Infatti, il distacco è addirittura del 30%: gli uomini raggiungono l’orgasmo nel 95% dei rapporti sessuali, contro il 65% delle donne.

Queste informazioni sono tratte da un campione di circa 52mila persone, e chissà come varierebbero se fosse possibile prenderne in considerazione molte di più. Una cosa è certa: le donne, a letto, sono molto meno soddisfatte degli uomini.

Ma perché?

Così come per il gender gap, anche la questione dell’orgasm gap ci porta a fare un’inevitabile riflessione: quella sul patriarcato. Sicuramente ne stiamo acquisendo sempre più consapevolezza, eppure le cose non sembrano ancora pronte a cambiare. Potrebbe risultare addirittura scontato, ma non c’è modo di sfuggirvi. L’orgasm gap non è una questione di anatomia, ma una questione di sessismo. È molto facile, soprattutto da parte degli uomini, giustificare il mancato “successo” per ragioni di mera composizione corporea. Eppure, ogni persona e ogni corpo è a sé. Condividere gli stessi genitali non significa che l’intero genere maschile richieda le stesse cose per essere soddisfatto, e viceversa per il genere femminile.

Allora, il problema qual è?

Ce ne sono due. Il primo è un problema sociale. Ovvero: per cambiarlo non basta l’azione di una singola persona, ma quella di tanti individui che si associano per sovvertire dei bias cognitivi. Tra questi rientra la concezione della donna come oggetto di soddisfazione sessuale dell’uomo, un mero mezzo, invece che come una persona a sé che necessita della propria cura e attenzione. Per provare a risolvere questo stereotipo della coscienza di massa, bisognerebbe far partire il cambiamento dall’origine, e quindi dall’educazione. Sarebbe bene parlare di sesso a casa, fornendo un’adeguata istruzione sessuale ai propri figli, senza taboo e discriminazioni. Sarebbe ancora meglio parlarne nelle scuole, nelle università, nelle associazioni cittadine, e dovunque le persone si aggreghino per imparare e condividere.

Il secondo problema è soggettivo. Ovvero, riguarda ogni singola coppia, partner occasionale, o individuo che si approccia al mondo del sesso. Per sconfiggere l’orgasm gap c’è una chiave banale, eppure utilissima: la comunicazione. La seconda parte della ricerca pubblicata sull’ “Archives of sexual behavior” è dedicata alla percentuale di donne eterosessuali che invece riesce a essere soddisfatta. Alcuni spunti significativi per avere una vita sessuale appagante sembrerebbero essere: comunicare onestamente al partner cosa si apprezza; mantenere viva la fiamma con giochi e proposte nuove; sentirsi a proprio agio, con l’altro e con sé stessi; prendersi il proprio tempo per fare le cose con calma, per goderne a pieno.

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