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Cronaca

Aumentano le proteste dei lavoratori al Pronto Soccorso: “Mancano medici e infermieri”

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A causa della pandemia, da ormai due anni, gli ospedali sono saturi di pazienti. Gli operatori del pronto soccorso lanciano un campanello d’allarme per la carenza del personale ospedaliero: “Mancano 4mila tra medici e infermieri, i concorsi banditi sono andati deserti, i neolaureati preferiscono reparti o incarichi meglio pagati. Così in 2mila sono andati via, mille sono entrati. Serve un piano di medio periodo per fermare l’emorragia dai reparti e un intervento immediato per usare utilizzare le nuove risorse”

La categoria dei medici dei reparti emergenza-urgenza denuncia la mancanza di 4mila tra medici e infermieri, il 30% degli organici necessari a farli funzionare, con problemi di turni di lavoro massacranti, sovraffollamento, ambulanze in attesa.

Per la prima volta l’associazione che li rappresenta (Simeu) scende in piazza per protestare.

Il Fatto Quotidiano ha ascoltato Fabio De Iaco, responsabile dell’accademia dei direttori Simeu e direttore del Pronto Soccorso Martini di Torino. Secondo De Iaco 100 euro netti in busta paga, stanziati dal Governo, sono l’equivalente di una visita privata di un qualunque collega che può farne anche 50 al mese mentre loro lavorano solo per il sistema sanitario nazionale.

La scelta di protestare proprio ora, secondo il direttore, deriva dall’aumento dei contagi. Si è tornati a una condizione pre-covid, da 24 milioni di accessi nei Ps, e non sta mutando nonostante il Covid stia salendo.

Secondo il direttore De Iaco, nell’ultimo anno, a fronte di 2mila uscite, ci sono state solo mille entrate. Inoltre, i contratti Covid sono fatti con persone che non hanno il titolo utile per lavorare in emergenza. Si tratta di ragazzi neolaureati, splendidi e commoventi, ma che non possono esser messi domattina in turno di Pronto Soccorso perché non ne hanno le capacità.

De Iaco chiede: “un ripensamento totale del sistema dell’emergenza-urgenza a medio e lungo termine. Di poter partecipare alla ricostruzione del sistema sanitario. Un nuovo rapporto tra la formazione e gli ospedali: vogliamo che dentro gli ospedali in questo momento entrino una schiera di specializzandi che invece vengono tenuti fuori dagli ospedali e stanno solo in università. E che quelli specializzandi possano essere utilmente impiegati nell’assistenza anche in Ps sotto la guida dei direttori e sulla base delle loro competenze che saranno proprio i direttori a stabilire”.

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