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Cronaca

Guerra e pace, le posizioni sul riarmo. Bonino: “Anche noi stiamo partecipando alla guerra”

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Da dodici giorni il mondo è ripiombato in una nuova, terribile guerra e, ad oggi, appare chiaro che, al di là di quello che sarà l’esito di quanto sta accadendo in Ucraina, il volto della nostra Europa e dell’intero pianeta non sarà mai più lo stesso.

Questo avverrà non solo da un punto di vista geo-politico, ma soprattutto dal punto di vista di quei valori che consideravamo alla base della nostra società: valori di libertà, valori di democrazia, valori di pace.

Se è vero che il presidente russo Vladimir Putin, in pochi giorni, ha fatto crollare il sogno di pace che fin ora cullava almeno noi europei, è altrettanto vero che anche le dichiarazioni dei leader occidentali sono passate, anch’esse in poco tempo, dall’esprimere secche condanne dell’aggressione russa all’Ucraina, nell’esprimere accettazione della logica della guerra.

Non è tutto.

Negli ultimi giorni, questa accettazione della logica e delle strategie di guerra si sta materializzando in una corsa al riarmo in tutta Europa: riarmo che vede, non solo il potenziamento delle proprie forze militari, ma anche l’invio di armi e militari in un altro paese.

Lo aveva detto chiaramente la presidente della Commissione Ue, Ursula Von Der Leyen, descrivendolo come “momento spartiacque” nella storia:

“Per la prima volta in assoluto l’Unione europea finanzierà l’acquisto e la consegna di armi ed equipaggi per un Paese sotto attacco”: ha dichiarato la presidente.

La posizione dell’Italia

Il Presidente del Consiglio Draghi, nelle sue comunicazioni alle Camere, il primo marzo, ha motivato la decisione di inviare armi al governo ucraino, con queste parole: “L’Italia ha risposto all’appello del presidente Zelensky, che aveva chiesto equipaggiamenti, armamenti e veicoli militari per proteggersi dall’aggressione russa. È necessario che il Governo democraticamente eletto sia in grado di resistere all’invasione e difendere l’indipendenza del Paese”.

Quindi Draghi ha aggiunto: “La minaccia portata oggi dalla Russia è una spinta a investire nella difesa più di quanto abbiamo mai fatto finora”.

Fino a che punto dunque l’Italia, come tutta l’Europa, non hanno dichiarato guerra alla Russia? Fino a che punto l’UE non sta partecipando al conflitto?

La legge italiana sulla neutralità (R.D. 1938 n. 1415, All. B, art. 8), sancita nella nostra costituzione, vieta di fornire armi ai paesi in guerra. La ragione è semplice: chi fornisce armi ad un paese in guerra partecipa al conflitto e quindi non può essere più considerato neutrale. Con l’invio di uno stock imprecisato e secretato di armamenti e di mezzi bellici, l’Italia abbandona la neutralità e diviene un paese belligerante.

Non a caso anche l’Italia è stata inserita nella “black list” voluta da Putin, nella quale rientrano tutti i paesi considerati “ostili” contro la Russia.

Le dichiarazioni di Emma Bonino

Significative, al riguardo, le dichiarazioni della senatrice Emma Bonino, rilasciate in un’intervista HuffPost. La senatrice ha spiegato le ragioni che hanno spinto il nostro governo ad inviare militari ed armi in Ucraina, passando dalla condanna della guerra, ad entrare di fatto in guerra:

L’invio delle armi all’Ucraina è la cosa giusta da fare in questo momento drammatico. Non sono una pacifista, sono una non violenta. Credo nella pressione diplomatica ed economica, credo nel mettere alle strette gli oligarchi. Ma gli ucraini devono difendersi, e farlo anche con il nostro aiuto”, spiega la Bonino, che aggiunge: “I vari tentativi diplomatici, da Macron a Erdogan, al momento hanno sbattuto con la volontà del presidente russo di andare fino in fondo. Ma bisogna continuare con la diplomazia”.

Bisogna dire ai cittadini che è una guerra alla quale noi, ÉÉanche se indirettamente, stiamo partecipando, preparare l’opinione pubblica al fatto che questo avrà un costo, l’impatto non sarà zero. Nemmeno in termini di persone che stanno arrivando e che sono una marea. Per la prima volta in Ue si è data attuazione alla direttiva 55 che permette l’accoglienza temporanea dei profughi ucraini. Resta di capire se la permanenza in territorio Ue si applichi solo agli ucraini o anche agli stranieri che vivevano lì. Questo è un problema, ma intanto il passo è stato straordinario”.

Una guerra alla quale non solo noi stiamo partecipando.

La Germania è stato il primo paese a mobilitarsi in in tal senso, come spiega Marco Bresolin: “La posizione della Germania guida e indirizza la posizione dell’UE. Incrementare le spese militari e inviare armi in Ucraina ha fatto sì che l’UE, che ha nella difesa della pace uno dei suoi principi più solidi e intoccabili, abbia deciso che gli sforzi dei vari paesi che manderanno armi in Ucraina potranno essere finanziati con soldi dell’UE, è un qualcosa di inedito”.

Non volendolo, quindi, siamo entrati in guerra. Non l’abbiamo scelto, non l’abbiamo voluto, non ce l’hanno neppure detto chiaramente, ma è un dato di fatto che siamo coinvolti economicamente e militarmente in questa guerra.

Nella più grave delle ipotesi, di questo passo, si potrebbe arrivare ad un’ulteriore escalation della guerra, ma non smettiamo di sperare che i leader di tutto il mondo individuino nella diplomazia e nella pace la via maestra.

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