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Seul è immune alla “Barbie-fever”: in Corea del Sud il film è un flop

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Sembrava che Barbie – The Movie avesse conquistato i cinema di tutto il mondo: ma, oltre a essere proibito in Vietnam a causa di una mappa e a rischiare la censura in alcuni Stati del Medio Oriente, sembra che un Paese sia immune all’abbagliante fascino rosa della pellicola di Greta Gerwig. In Corea del Sud, infatti, il film stato è stato decisamente un flop.

Perché “Barbie – The Movie” è stato un flop in Corea del Sud?

Nessuna censura, sia chiaro – sembra che, semplicemente, agli abitanti della Corea del Sud Barbie – The Movie non sia piaciuto. Mentre nel resto del mondo il lungometraggio ha attratto un numero record di spettatori, in Corea si è arrivati alla modesta cifra di 460mila. In Italia, che ha un numero di abitante simili a quelli del Paese asiatico, il film è stato visto da oltre 2 milioni e mezzo di persone. Ma perché i coreani non sono stati conquistati da Barbie – The Movie?

Perché, sebbene grazie ai K-drama e agli idol che sono conosciutissimi anche in Occidente si tenda a credere il contrario, in realtà la Corea del Sud è ancora un Paese profondamente anti-femminista e patriarcale.

Hein Shim, attivista femminista, ha spiegato che “la parola femminismo è diventata, per molte persone in Corea, una parolaccia” e che c’è una vera e propria paura nell’essere etichettate in questo modo. 

Femminismo e parità di genere in Corea

La società Coreana dalle donne pretende tantissimo: che si sposino giovani, che abbiano figli e che si dedichino esclusivamente alla famiglia, nonché che rispettino una serie di strettissimi canoni estetici, tra cui una magrezza estrema.

Tra i movimenti femministi che si sono mossi in questo contesto ce ne sono anche alcuni radicali – per esempio, il movimento 4B – in cui il rifiuto totale degli uomini, anche solo come amici, ma soprattutto del matrimonio è indicato come l’unica strada possibile al fine di sottrarsi a una serie di abusi (da un sondaggio del 2016 è risultato che il 41,5% delle donne coreane sia stato stato vittima di violenza dal proprio partner maschio e da numerosi studi emerge come, spesso, gli uomini colpevoli di crimini sessuali restino impuniti) e discriminazioni (per esempio, il gender gap salariale, in Corea, è il più alto tra quelli dei Paesi che fanno parte dell’OCSE).

Dopo la nascita di questi movimenti, che invitano anche a rifiutare i canoni estetici spesso irraggiungibili imposti alle donne, sono contemporaneamente cresciuti anche dei movimenti anti-femministi, che criticano invece le donne che ricercano l’indipendenza e che si dedicano allo studio, considerandole frivole ed egoiste, nonché chiamandole genericamente con il termine dispregiativo “kimchinyeo”, letteralmente “donne del kimchi” (un piatto tradizionale coreano nda).

In un simile contesto non stupisce quindi che un film come quello di Greta Gerwig non abbia raccolto consensi. 

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