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La cerimonia della vita // RECENSIONE

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La cerimonia della vita

“Alla fine era giunta a una conclusione triste e ineluttabile: la maggior parte della gente, di fronte a ciò che era considerato fuori dalla norma, reagiva in modo superficiale, crudele e arrogante.”

Nei personaggi raccontati da Murata Sayaka c’è sempre una frattura – tagli quasi invisibili, ma profondi come voragini – in cui si sviluppano pensieri selvatici, ossessivi e famelici. Autentici.

Con una voce misurata che stride con gli orrori che racconta, l’autrice ci narra dodici storie e altrettanti protagonisti – persone all’apparenza quasi banali, che, dietro la maschera della normalità, ci sussurrano verità sinistre sulla società che abitiamo, sulla nostra natura e anche su noi stessi. La cerimonia della vita è la conferma del talento di Murata Sayaka, una raccolta che scarnifica ancora una volta il mondo degli esseri umani e ne espone l’essenza – un mondo osceno di violenza e crudeltà, un mondo in cui tenerezza e bellezza si nascondono sul fondo di uno scrigno di mostruosità e disgusto.

TW: violenza, scene esplicite, cannibalismo.

Di cosa parla “La cerimonia della vita”? [SPOILER]

La raccolta prende nome dal suo primo racconto, una storia ambientata in un futuro in cui i riti funebri sono molto diversi da quelli che celebriamo oggi: quando muore una persona, i suoi cari si riuniscono per consumare un banchetto… preparato con la carne del defunto. Questa è la “Cerimonia della vita”, al termine della quale gli invitati consumano dei rapporti sessuali nella speranza di concepire.

Si tratta senza dubbio di uno dei racconti più forti della raccolta – in cui comunque leggiamo di maglioni fatti di capelli e veli da sposa fatti con la pelle dei morti, ma anche di tende innamorate di esseri umani, ragazze di campagna che raccolgono erbe dalle più lerce aiuole cittadine e di persone che si trasformano in organi. Il genio di Murata Sayaka racconta, ancora una volta, di individui dilaniati, spezzati dalla pressione sociale, affamati d’affetto e dalla lucida logica perversa: il ritratto frammentato che emerge è quello di una società grigia che incatena tutti all’idea di normalità e che condanna ogni essere umano a un’infelice e inevitabile follia.

“Il cemento e le persone non erano in antitesi. Le creature umane che brulicavano in ogni parte del mondo erano gli organi interni di tutti gli edifici grigi come lei.”

Perché leggere “La cerimonia della vita?

1. Nelle sue esagerazioni, la narrazione di Murata Sayaka mostra tutta la crudeltà affilata della società in cui viviamo;

2. La forma breve è congeniale all’autrice, che ci regala delle deliziose e intense gocce di veleno;

3. Nei racconti incontriamo alcuni vecchi personaggi cari all’autrice, talvolta inseriti in contesti alternativi che ne esaltano la purezza e la bellezza.

“È una persona brutta e spregevole. Ho deciso di farla così perché la gente crede di più nella bruttezza”

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